Pier Ferdinando Casini si sfila: "Togliete il mio nome dalla corsa alla Presidenza"

Dopo ore di voci e gossip, l'elegante resa del senatore bolognese: "L'Italia non può essere logorata da chi antepone le ambizioni personali al bene del Paese"

Bologna, 29 gennaio 2022 - Il ritiro di Pier Ferdinando Casini arriva a mezzogiorno, in piena settima votazione al termine della quale raccoglie 10 voti. "L'Italia non può ulteriormente essere logorata da chi antepone le proprie ambizioni personali al bene del Paese. Certamente io non voglio essere tra questi. Chiedo al Parlamento, di cui ho sempre difeso la centralità, di togliere il mio nome da ogni discussione e di chiedere al presidente della Repubblica Mattarella la disponibilità a continuare il suo mandato nell'interesse del Paese". Poche pre dopo il post sui social assieme a una foto con Mattarella: "Viva il Parlamento! Viva la Costituzione! Viva l'Italia!".

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Dopo l'ennesima mattinata in ottovolante, è lapidaria la dichiarazione dell'ex presidente della Camera, mentre l'ipotesi del Mattarella bis è sempre più reale. E dire che la mattinata si era aperta con grandi speranze: "Il mio nome solo se unisce", aveva scandito Casini, il cui profilo entra e esce dal borsino dei papabili ormai da giorni. "Il mio nome può essere sul tavolo solo se rappresenta un momento di unità e di convergenza. L'Italia viene prima delle nostre ambizioni personali", aveva scandito Casini (video) ai cronisti che lo hanno intercettato e quanto ha postato sul suo profilo facebook con tanto di bandiera italiana.

Casini vota per il presidente della Repubblica (Ansa)
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Forza Italia e i centristi di Udc, Nci e Cambiamo, dopo lo strappo con la Lega e l'ennesimo nome femminile bruciato, quello di Elisabetta Belloni, hanno lavorato per tutta la mattina sulla candidatura di Casini, ipotesi alla quale aveva aperto anche Matteo Salvini. "Vediamo, certo è che non possiamo continuare in eterno...", aveva detto Casini, arrivando a Montecitorio. E il leader della Lega, davanti al suo nome, aveva pommentato: "Non abbiamo messo veti nei confronti di nessuno", ma, raccontano fonti parlamentari della Lega, stava in realtà ha stoppato le manovre su Casini, decidendo di puntare in extremis sul Mattarella bis.

Il post di Casini di oggi: "Prima di noi viene l'Italia"
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La lunga giornata di ieri

Prima lo stop di Elisabetta Casellati al quinto scrutinio, la risalita, il sesto scrutinio nel segno di Sergio Mattarella, infine il colpo di teatro di Matteo Salvini: "Ci vuole una presidente donna", con riferimento a Elisabetta Belloni, numero uno dei Servizi segreti. A sera l’assist grillino. È fatta? Non proprio.

Nel giro di una manciata di minuti ricominciano i veti. E Casini? In tv la butta sul fair play: "Una donna è una cosa sicuramente bella, perché ci sono donne di grande prestigio che sapranno servire l’Italia molto bene. Se sono ancora in corsa? In corsa dove, ragazzi?... Mi sento benissimo, speriamo di avere presto un presidente della Repubblica", il suo commento. E aggiunge, proprio sulla Belloni: "Se sarà il nome non lo so, è una persona che stimo da sempre, un’amica, una servitrice dello Stato".

Una giornata lunghissima quella di Casini, che ha cambiato verso più volte. Ieri mattina, con la spallata del centrodestra sulla Casellati, per lui la partita della vita sembrava persa. Ma poi , ecco che il copione viene ribaltato con il senatore, ancora una volta, tra i più quirinabili. "Può succedere di tutto", il mantra che arriva dai grandi elettori che compulsano i telefoni tra incontri, vertici e dichiarazioni in libertà. E, ancora prima che il nome della presidente del Senato venisse bruciato definitivamente – 382 preferenze, con almeno una settantina di franchi tiratori – già le agenzie di stampa battevano "centristi e parti dei due schieramenti al lavoro sull’ex presidente della Camera".

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Il senatore centrista, intanto, arriva a Montecitorio. Sciarpa rossoblù, ormai feticcio "nella buona e cattiva sorte", entra in Aula e vota al quinto scrutinio. Una scelta che si discosta da quella del centrosinistra, nelle cui liste è stato eletto nel 2018, che si è invece astenuto. Un segno, dicono tutti, per rimarcare l’indipendenza dai due schieramenti e il rispetto delle istituzioni.

Perse le chance per Casellati, per il senatore c’è un altro giro di giostra sull’ottovolante. "I possibili candidati sono Casini, Amato e Letta", dice prima dello spoglio l’ex Dc Cirino Pomicino, più volte ministro. All’ennesima fumata nera, interviene l’ex ministro Maurizio Lupi (Ncl): "Sul tavolo Casini e Draghi". Insiste anche il capogruppo di Italia Viva, Davide Faraone: "C’è Casini, c’è sempre la candidatura di Draghi e c’è Mattarella", le parole a metà pomeriggio. Casini, intanto, in Aula s’intrattiene coi parlamentari della Lega e del Pd come Dario Stefano e l’ex capogruppo a Palazzo Madama Andrea Marcucci.

Chiacchiere, visi distesi e pure un selfie scattato dal senatore leghista Candiani. Il no del Carroccio all’ex presidente della Camera è tramontato? Fonti di Palazzo raccontano che, all’ennesimo vertice di centrodestra, rispunta ancora una volta Casini. Poi, come il romanzo Quirinale ci ha abituato, due colpi di scena. La conferma dell’onda pro Mattarella con 336 voti al sesto scrutinio, difficile da non considerare.

Infine, l’indicazione del leader della Lega sul profilo di una donna, probabilmente Belloni. Arriva l’assist di Conte (e la benedizione della Meloni), poi il tweet di Beppe Grillo: "Benvenuta signora Italia".

Chiudono Italia Viva e Forza Italia, mentre dall’ennesimo tavolo Letta-Conte-Salvini la rosa è Belloni, la ministra Marta Cartabia e l’ex titolare della Giustizia Paola Severino. Si attende l’ennesima notte di passione, con un redivivo asse giallo-verde. Per Casini la giornata si chiude con sei voti al quinto scrutinio e nove al sesto. Il premier Mario Draghi ne ha avuti rispettivamente tre e cinque.

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