
Una manifestazione contro la violenza sulle donne (foto d’archivio)
L’ha seguita dall’uscita di scuola fino a casa, guardandola trascinare il trolley di Barbie carico di libri. E quando la dodicenne è entrata nel palazzo, lo sconosciuto si è infilato in ascensore con lei. Ha aspettato che le porte si chiudessero e l’ha aggredita, abusando di lei. A nulla sono serivite le urla e il pianto disperato della ragazzina. Quando l’elevatore è arrivato al piano, lui è scappato per le scale. E lei ha chiesto aiuto. Era lo scorso 4 giugno e venerdì scorso i carabinieri della stazione Indipendenza di Bologna hanno arrestato il bruto, un trentatreenne bolognese, eseguendo la misura cautelare disposta dal gip. Ora si trova ai domiciliari.
L’uomo è lo stesso che lo scorso 10 marzo aveva aggredito, nello stesso modo, un’altra adolescente. Quella volta, in via San Felice, aveva raggiunto alle spalle la sua ’preda’, che stava andando a pranzo dai nonni. L’aveva spinta, anche in quell’occasione, nell’ascensore, ma lei aveva urlato ed era riuscita a liberarsi dalla morsa dell’orco prima che lui potesse farle altro. Sull’episodio aveva subito iniziato a indagare la Squadra mobile, che aveva identificato l’uomo, indagato a piede libero per violenza privata.
Due episodi fotocopia, che sono stati subito collegati quando la mamma della seconda vittima, che vive in zona piazza XX Settembre, si è rivolta ai carabinieri. A quel punto, grazie alla collaborazione della Squadra mobile, il sospettato aveva già un nome. Bisognava accertare che fosse lui il responsabile pure di quella violenza. Per questo la ragazzina è stata ascoltata in audizione protetta dal pm di turno, alla presenza di una psicologa: la dodicenne ha riconosciuto il bruto, che era stato anche immortalato delle telecamere di videosorveglianza della zona. L’uomo non aveva precedenti, a eccezione dell’episodio di via San Felice, per cui si procede separatamente.
Non è da escludere che abbia agito con un modus operandi ‘abituale’, ossia agganciando le bambine all’uscita dalla scuola e seguendole fino a casa. In entrambe le circostanze ha poi scelto l’ascensore come luogo dove scatenare i suoi impulsi bestiali. E solo per un caso fortunato, probabilmente, in via San Felice non ha messo le mani addosso alla bambina. Se si esclude il fatto che le abbia tappato la bocca per non farla gridare. Una volta completati gli accertamenti che hanno portato all’identificazione certa del trentatreenne come autore della violenza del 4 giugno, il pm ha chiesto e ottenuto dal gip una misura cautelare dei domiciliari con braccialetto: con i carabinieri che lo hanno arrestato non ha proferito parola.
Nicoletta Tempera