Nessun dubbio: la prevenzione, nei casi valutati dai medici di famiglia o dagli specialisti, ha un senso preciso. I sintomi talvolta vanno valutati e interpretati meglio con un esame specialistico proprio per comprendere di cosa si tratta e fino a che punto c’è un problema in possibile evoluzione. L’affermazione di una dirigente Ausl, la quale sostiene che otto visite su dieci potrebbero non essere prescritte, pare azzardata, seppur legittima. In questo modo si mette in discussione non la scelta del paziente, ma la diagnosi dei medici. L’Ausl avrà le proprie certezze, ma i medici pure e di solito le motivano. L’Ausl di Bologna in tandem con l’assessorato della Regione Emilia Romagna ogni volta che viene sollevato il problema promettono piani e ricette miracolose per azzerare entro breve le liste d’attesa. Non è quasi mai successo. Ora il governo, come ha spiegato il ministro della salute Orazio Schillaci, sta potenziando l’impegno economico anche verso la sanità privata convenzionata. In Emilia Romagna il rapporto fra le due realtà è ottimo e andrebbe incrementato. Resta il fatto che per ammissione dell’Ausl le situazioni più critiche riguardano le visite in gastroenterologia, ginecologia, ortopedia, endocrinologia, ecografia all’addome e tac della testa. Bologna promette di riportare le attese in tempi accettabili entro la prossima primavera. Anche stavolta segneremo la data sul calendario.
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