Pride, l’arcobaleno invade la città In 35mila alla parata delle polemiche

Festa e musica alla manifestazione per le istanze Lgbtq: "Le nostre conquiste a rischio, difendiamole"

di Nicoletta Tempera

Gioia e rivoluzione, rabbia e colori. Il Rivolta Pride, quarant’anni dopo la nascita del Cassero, è uno spettacolo di corpi e libertà, di autodeterminazione e orgoglio. E a questo compleanno del primo spazio concesso da un Comune a un’associazione omosessuale, "il primo in Italia", come ricorda Franco Grillini, hanno voluto prenedere parte in tanti. Anzi tantissimi, una marea da tutto il Belpaese, tanto che chi cercava un albergo in città in questi giorni si è sentito rispondere "siamo al completo". La stima è complessa: ma le presenze, a spanne, si aggirano sulle 35mila persone.

Che si sono ritrovate, dalle 15, in piazza XX Settembre. Tempo clemente, con qualche nuvola a regalare un po’ di sollievo dal caldo, ma in molti si sono attrezzati anche con pistole ad acqua e spruzzatori, per affrontare il lungo percorso, diretti fino ai Giardini Margherita, passando per i viali. Nessuna bandiera, nessun ‘segno distintivo’. Solo arcobaleni: nei calzini, sulle fasce per i capelli, nelle bandane e nei fiori delle collane hawaiane. Vestiti pochi, stravaganti o da boudoir, tulle e calze a rete, a ribadire che ognuno può mostrarsi come vuole, quando vuole, senza discriminazioni o giudizi. C’è anche chi ha pensato di denudarsi completamente, neanche un pannetto a coprire le parti intime, e arrampicarsi su una colonna in via Indipendenza.

Dietro l’immagine, i concetti: la richiesta di diritti, uguali per tutti, benché negli scorsi giorni la polemica non sia mancata, per la volontà espressa da una parte degli organizzatori di escludere dal corteo gli attivisti appartenenti alle forze dell’ordine. Una polemica rientrata, con la presenza, in piazza ieri, del gruppo Polis Aperta.

"Questo Pride è molto importante per le cose che sono successe poco fa", ha riassunto Grillini, deputato e attivista Lgbtq+, tra i fondatori del primo Arcigay bolognese, al Cassero di porta Saragozza. "Penso alla sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti – ha precisato Grillini – , in cui il giudice Clarence Thomas ha annunciato che dopo aver cancellato il diritto all’aborto sarà il turno dei matrimoni gay e, addirittura, delle relazioni omosessuali: vogliono tornare a criminalizzare l’omosessualità. E poi all’attentato islamista al bar gay di Oslo: una delle città più civili del mondo e ovviamente gli estremisti vogliono colpire dove i diritti si sono realizzati. Quindi questo Pride è importante perché da una manifestazione per i diritti e le libertà è diventata una manifestazione che difende i diritti conquistati, che sono sempre a rischio. Ed è un Rivolta Pride perché in Italia è difficilissimo portare a casa le leggi che garantiscono i diritti. Ma difendere i diritti civili significa difendere non solo la propria libertà, ma la libertà di tutti". "La piazza che vediamo a Bologna è una piazza preziosa – ha aggiunto il deputato Dem Alessandro Zan, presente in corteo –, che va sostenuta perché la destra suprematista sta cancellando i diritti delle persone. Invece questa è una piazza di pace, di gioia e democrazia, una ricchezza per questo Paese. Ci batteremo per questo, anche in Senato. È una battaglia difficile, ma non possiamo mollare".

"La rivolta è desiderio", si leggeva sullo striscione che apriva il corteo, in cui non è mancato un pensiero verso Cloe Bianco, la professoressa trans che si è tolta la vita nel bellunese per i trattamenti discriminatori subiti sul luogo di lavoro. Un lungo cammino che ha fatto tappa anche a Porta Saragozza, per celebrare i quarant’anni di "una rivoluzione", per dirla con le parole di Grillini. Poi via, di nuovo in marcia, con il numero dei partecipanti al corteo che, a ogni porta, aumentava di qualche centinaio di unità, fino ai Giardini, per la festa fino a tarda sera.

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