Processo Strage di Bologna, a che punto siamo

Tutte le fasi di una vicenda giudiziaria epocale. Dalle prime condanne fino all'ultimo tassello della pagina di storia più nera, l'ergastolo per Paolo Bellini

Strage alla stazione di Bologna, quattro decenni di processi

Strage alla stazione di Bologna, quattro decenni di processi

Bologna, 2 agosto 2022 - Quarantadue anni dopo ecco un altro pezzo di verità. "E non è ancora finita", grida Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime della strage del 2 agosto 1980. Erano le 10.25 quando 23 chili di esplosivo fecero 85 croci e oltre 200 feriti. Il più grave attentato terroristico italiano, secondo in Europa solo alla carneficina del 2004 alla stazione di Atocha, Madrid, 191 vittime. Una "strage di Stato" organizzata  e finanziata (1 milione di dollari) dalla P2 e dal gran maestro venerabile Licio Gelli e portata a termine dai Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto  Cavallini e Paolo Bellini (i primi tre con condanne definitive, gli ultimi due condannati in primo grado all'ergastolo). "E ora - chiosa l'Associazione  - tocca agli altri presunti responsabili dell’attentato e dei successivi depistaggi, coperti dai Servizi segreti deviati". (Segui la commemorazione in diretta)

Oggi, 42 anni dopo, c'è un altro pezzo importante nel puzzle costellato da falsità, depistaggi, accuse. E quel pezzo è arrivato il 6 aprile scorso con il tribunale bolognese che ha condannato al 'fine pena mai' quello che la Procura generale ha sempre definito il "quinto uomo" dell'orrore: l’ex primula nera, Paolo Bellini, il killer di Alceste Campanile, che proprio in questi giorni è tornato a tuonare in una lunga intervista a Reggio Report dove ribadisce la sua estraneità con i fatti di Bologna. Con l'ex killer reggiano, tre mesi fa l'Assise ha condannato anche l’ex ufficiale dell’Arma, Piergiorgio Segatel: sei anni per depistaggio. Quattro gli anni invece a Domenico Catracchia, l’ex amministratore di condominio di via Gradoli a Roma, dove dimorarono prima le Br e poi i Nar, per aver raccontato il falso ai pm. Ma il tredicesimo processo sulla strage, è passato alla storia come quello sui mandanti, perché oltre alle tre condanne – il quarto imputato, morto due anni fa, era Quintino Spella, ex generale del Sisde, depistaggio – ha messo per la prima volta nel mirino non solo gli esecutori materiali, ma anche i finanziatori. Dal venerabile della P2 Licio Gelli fino al potente prefetto capitolino, Federico Umberto D’Amato, poi il braccio destro di Gelli, Umberto Ortolani, e il missino ed ex direttore del Borghese Mario Tedeschi (tutti sono deceduti). In autunno sono attese le motivazioni. Già notificate, con l'Appello fissato per la primavera prossima, quelle relative alla condanna all'ergastolo del 'nero' Gilberto Cavallini, oggi 69enne e in semilibertà (tutti liberi invece Mambro, Fioravanti e Ciavardini) arrivata il 9 gennaio 2021 dopo sei ore di camera di consiglio. E a far cambiare idea ai giudici, non sono bastate nemmeno le ultime dichiarazioni spontanee fatte quella mattina dall’imputato: "Sono pentito di tutto ciò che ho fatto – disse Cavallini –, ma non di ciò che non ho commesso. Come la strage di Bologna. Perché a Bologna non siamo io, Francesca, Valerio e Luigi a dover abbassare gli occhi...".  Ma per i parenti delle vittime non è finita qui. "Puntiamo ai politici - chiosa Bolognesi - e a tutti coloro che hanno coperto gli stragisti". Il quale ha poi ricordato come le ultime carte sulla strage "sono state desecretate e non c'è traccia della pista palestinese, definitivamente tramontata". Parole che hanno scatenato una ridda di polemiche dalla parte opposta. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro