Bologna, professore picchiato in via Santo Stefano. "L'autista del bus mi ha salvato"

Il docente aggredito: "Una violenza inaudita, surreale. Pensavo mi uccidesse"

Andrea Nicoletti, autista di Tper che ha soccorso il professore aggredito (Foto Schicchi)

Andrea Nicoletti, autista di Tper che ha soccorso il professore aggredito (Foto Schicchi)

Bologna, 26 agosto 2019 - Ha gli occhi chiusi e il volto tumefatto, un cerotto sulla tempia e il naso fasciato. Ma appena ci avviciniamo, il professore aggredito si ricompone subito e con grande agilità dopo essersi sistemato il camice con cui l’hanno ricoverato, nel reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale Sant’Orsola, si alza in piedi per stringerci la mano. "Credevo fosse arrivata la mia ora", sospira. Ed è un fiume in piena nel raccontare la vicenda "assurda, surreale", come la definisce lui a più riprese, che gli è capitata sabato quando, di prima mattina e in pieno centro, è stato aggredito e massacrato di botte senza alcun motivo da un clochard olandese.

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"Mi hanno dato 25 giorni di prognosi, ho quattro costole fratturate, ma per fortuna niente di scomposto, il setto nasale rotto e un trauma cranico. Non so quando uscirò dall’ospedale, spero presto", commenta. Si consola, il professore, mentre riflette sui tanti modi in cui "sarebbe potuta andare peggio", e ricorda: "Sono stato lucido per tutto il tempo della folle aggressione. È stata di una violenza inaudita e ho pensato: ecco, ora mi ucciderà. Invece, un autista dell’autobus 13 è venuto in mio soccorso e penso di dovere a lui la mia vita: se non avesse fermato quell’uomo, non sono certo che quello lo avrebbe fatto da solo". 

Il professore, che ha 69 anni e insegna diritto all’Università di Modena, racconta: "Stavo tornando a casa, mi trovavo a pochi passi da Porta Santo Stefano. Davanti a me si è parato quest’uomo alto quasi due metri, vestito bene, con una maglietta e dei pantaloni beige. Non l’avevo mai visto prima, non sembrava un clochard, solo un uomo normalissimo con i capelli a spazzola. Ma senza preavviso né alcun motivo mi ha sferrato un pugno in faccia, è stato terrificante. Sono caduto a terra". 

A questo punto, prosegue il docente, l’uomo – "un gigante fortissimo" – gli è saltato addosso e si è accanito su di lui calando colpo su colpo. "Mi ha preso la faccia tra le mani e mi ha sbattuto a ripetizione la testa contro il pavimento del portico – ricorda –. Ho pensato che mi avrebbe ucciso, poi ha iniziato a darmi dei pugni alla tempia destra, senza fermarsi. Non sembrava ubriaco o pazzo, piuttosto in uno stato di trance. Per tutto il tempo non ha detto una parola, tant’è che io non avrei nemmeno saputo dire di che nazionalità fosse. Non ho mai sentito la sua voce". 

Una persona "apparentemente normalissima", che "ha aggredito me, ma poteva essere chiunque altro, anche una ragazzina – riflette il docente –: le conseguenze allora sarebbero potute essere ben più gravi, solo il primo pugno avrebbe potuto essere fatale a una persona dalla stazza minore della mia". Ma nel caos, mentre il professore con il viso insanguinato stava quasi per perdere i sensi, è apparsa la speranza: "L’autista del bus è venuto ad aiutarmi. Ha bloccato quell’uomo e poi sono arrivati carabinieri e ambulanza. Il mio aggressore si è seduto vicino a una colonna del portico, stava immobile e non diceva niente. Ricordo di avere pensato che sembrava uscito dal raptus di violenza", scuote la testa il giurista. Sul suo aggressore, però, non vuole esprimersi: "Preferisco non commentare, penso si tratti di una persona affetta da squilibrio mentale. Mi preoccupa solo avere scoperto che aveva già fatto qualcosa di simile in passato, eppure ha potuto farlo di nuovo. E a qualcun altro, in un’altra circostanza, forse sarebbe potuta andare molto peggio".

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