Pronto soccorso in crisi L’allarme di Rizzo Nervo "Chiedo soluzioni urgenti ai tre direttori generali"

L’assessore alla Salute: "Incontro entro fine settimana per vagliare le ipotesi. Sono preoccupato, queste difficoltà in genere arrivano tra gennaio e febbraio. Ci servono letti Covid di bassa intensità e di cure intermedie sul territorio"

Donatella

Barbetta

Pronto soccorso di nuovo affollati e anziani per lunghe ore in attesa di un letto.

Assessore, ci risiamo?

"La situazione segnalata dai cittadini è intollerabile, non accettabile. C’è la necessità di rimetterci mano, sia rispetto all’urgenza attuale sia in maniera strutturale per evitare che queste condizioni si ripresentino".

Risponde così, in modo deciso, Luca Rizzo Nervo, che da fine ottobre al Welfare di palazzo d’Accursio ha aggiunto anche la delega alla Salute: il tema degli ospedali in affanno è uno dei primi nodi che si è trovato di fronte. Per l’assessore così non va, è tempo di cambiare.

È preoccupato?

"Sì, perché di solito le situazioni di maggiore complessità nel rapporto tra ingressi nei Pronto soccorso e ricoveri si registrano durante il picco dell’influenza, quindi tra gennaio e febbraio. E invece adesso siamo appena a novembre, già con queste problematiche: è un motivo di grande allarme. Ho già chiamato i famigliari degli anziani rimasti in attesa per scusarmi e per dire loro che ci impegniamo concretamente a cambiare le cose, ben sapendo che ci sono anche altre persone nelle stesse condizioni".

Qual è la prima decisione che ha preso?

"Ho già chiesto di incontrare i tre direttori generali della città: Chiara Gibertoni del Sant’Orsola, Paolo Bordon dell’Ausl e Anselmo Campagna del Rizzoli. Vorrei vederli entro la fine della settimana, stiamo stabilendo la data in queste ore, adesso sono a Bergamo all’assemblea Anci. Domani (oggi, ndr) fisseremo l’incontro".

Che cosa chiederà ai tre direttori?

"Non possiamo permetterci di rimanere in questa situazione di stallo. Il Comune ha il compito di tutelare la salute dei cittadini, non di indicare soluzioni organizzative, che spettano alle Aziende sanitarie e alla Regione".

Qual è la priorità?

"Per decongestionare gli ospedali e agevolare le dimissioni, abbiamo bisogno di letti di bassa intensità per i pazienti Covid e di posti di cure intermedie o negli ospedali di comunità".

Se ne parla da anni. Per l’urgenza di questi giorni vi rivolgerete al privato accreditato?

"Saranno vagliate varie ipotesi con tutti gli attori del sistema sanitario. Il privato accreditato ci sta dando già una mano per snellire le liste d’attesa per la chirurgia e la degenza post operatoria. Tuttavia, sul medio periodo dobbiamo ripensare gli ospedali perché abbiamo bisogno di posti fuori, sia nel sistema pubblico sia nel privato accreditato. Bisogna creare le condizioni per avere una risposta sul territorio, da produrre rapidamente: non possiamo affrontare i picchi dell’inverno con una situazione di questo genere".

Per avere un reparto Covid pensate di riconvertire un ospedale della provincia o altre strutture come è accaduto in passato?

"Potrebbe essere una soluzione e affronteremo con la Regione se sarà il caso di riproporre reparti Covid esterni agli ospedali. Per fortuna, non ci troviamo nelle condizioni di un tempo. Al momento non ci preoccupa l’aumento dei ricoveri Covid, ma soprattutto la gestione dei pazienti che vengono scoperti positivi in ospedale e hanno bisogno di rimanere isolati. Accade, per esempio, che una camera a tre letti sia occupata da un solo paziente. Questo riduce la disponibilità di posti letto".

E altre criticità?

"Si tengono ricoverate persone con il Covid anche quando hanno già avuto risposta di cura le altre patologie per la quali sono entrate. Alcune non possono essere gestite con il Covid a domicilio: è il grande problema dell’uscita dei ricoveri che condiziona l’entrata".

Il Sant’Orsola ha già chiesto un aumento dei letti di bassa intensità. Quanti posti cercate sul territorio?

"Saranno i direttori a dirci quali sono le loro esigenze. Bologna ha 4,2 posti letto ospedalieri ogni 1.000 abitanti e lo standard nazionale è 3; mentre siamo leggermente sotto allo standard nazionale sulle lungodegenze e soprattutto sono molte quelle intra- ospedaliere".

Un’altra soluzione potrebbe arrivare dalla riduzione dei ricoveri programmati?

"Non vorremmo toccare altri settori, come la chirurgia su cui stiamo recuperando liste attesa. Cerchiamo soluzioni insieme ai direttori".

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