Pronto soccorso un aiuto dal territorio

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Roberta

Toschi*

L’unico lato positivo del riaccendersi delle proteste per i tempi di attesa in Pronto soccorso è che il morso della pandemia Covid si sta un po’ allentando e la vita torna a scorrere, ripartendo proprio dove l’avevamo lasciata: a una sanità pubblica che necessita di una profonda riforma culturale e organizzativa, per essere sostenibile ed appropriata. Il problema della pressione nei Pronto soccorso, degli accessi non urgenti e dei tempi d’attesa è senza dubbio articolato e multifattoriale. Non possiamo immaginare che un’unica misura possa essere risolutiva perciò ben vengano soluzioni di rinforzo economico e di personale sanitario, ben vengano misure organizzative che prevedono la gestione di casi di minore gravità o specialistici, in ambiti e con risorse dedicate, come in parte già si fa con i percorsi Fast. Doverosa una programmazione della formazione degli operatori sanitari, in base alle reali necessità del sistema e a una loro piena valorizzazione, che renda attrattivo il ruolo, a fronte dell’innegabile impegno e dedizione richiesti. Ma se davvero vogliamo che le misure di oggi si trasformino in soluzioni stabili, è indispensabile avere la forza e il coraggio, sfruttando le condizioni di investimento economico e normativo attuali, di riorganizzare la sanità territoriale tutta, partendo dal ruolo della medicina generale fino alle Case della salute, affinchè, dotate di tutte le professioni socio-sanitarie e tecnologie adeguate, possano diventare veramente il luogo di prossimità in cui le persone possono trovare le risposte che cercano, senza dover competere in lunghe attese con la gestione dei bisogni di persone in situazione di urgenza o di emergenza.

*consigliera comunale Pd

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