Prostituzione a Bologna, la mappa da Lavino alla fiera

Tutte le vie a luci rosse dove esercitano le ragazze, costrette a vedersi per 20 euro

Le ragazze nigeriane si prostituiscono soprattutto alla Pioppa (Foto d'archivio)

Le ragazze nigeriane si prostituiscono soprattutto alla Pioppa (Foto d'archivio)

Bologna, 18 marzo 2018 - Il bisogno economico, l’inganno. E poi la violenza. La strada delle ragazze avviate alla prostituzione, dalla Nigeria alla Pioppa, comincia così. L’operazione della Squadra mobile, che l’altro giorno ha portato all’arresto di tre persone, due madame e un ‘reclutatore’, riaccende l’attenzione sull’orrore che si nasconde dietro l’esistenza di queste ragazze, che si vendono per 20 euro sulla strada tra la Borgo Panigale e Lavino di Mezzo.

La mappa della prostituzione a BolognaÈ qui, alla Pioppa, che si concentra il maggior numero di prostitute provenienti dalla Nigeria. Ogni storia è diversa e uguale all’altra: la promessa di un lavoro in Italia, il vincolo del voodoo, l’abbandono del villaggio d’origine e il lungo viaggio prima fino alla Libia e poi, sui barconi, all’Italia, dove le speranze, che già in mare avevano vacillato, si spengono del tutto tra botte e soprusi.

Già a luglio scorso i carabinieri avevano sgominato un’altra organizzazione che, dalla Nigeria, attraverso il Niger e poi la Libia, portava a Bologna ragazze da avviare alla prostituzione; e, un mese dopo, una ragazzina di 17 anni era stata salvata dalla Squadra mobile, rapita fuori dall’Hub di via Mattei da due connazionali. Oltre alla violenza, a tenere soggiogate le ragazze è la superstizione, il terrore di infrangere il juju e di morire.

Le giovani in arrivo dall’Africa sono ostaggio di organizzazioni articolate e numerose: diverso il discorso per le ragazze dell’Est che di solito rispondono direttamente ai compagni o ‘fidanzati’. Ricatti sentimentali che maturano in contesti di povertà, solitudine e paura. Nella mappatura della prostituzione bolognese, le zone di lavoro delle ragazze albanesi e romene sono più diffuse.

Oltre alla Pioppa e in generale quel tratto di via Emilia tra la periferia e Anzola, altre strade interessate sono viale Togliatti, viale Pietramellara nei pressi della stazione, via degli Orti e poi la zona Fiera, tra via Stalingrado e viale Aldo Moro, dove si prostituiscono anche transessuali, molte italiane.

Per il resto, la prostituzione italiana è di solito ‘indoor’. E se si escludono le ‘massaggiatrici’ impiegate nel ‘Nuovo studio relax’ di via del Faggiolo, sequestrato dai carabinieri - per la seconda volta - pochi giorni fa, la maggior parte sono lavoratrici autonome, che ricevono in appartamento e di solito pubblicizzano l’attività su siti internet specializzati o su giornali.

Un altro discorso ancora vale per le ragazze delle case chiuse mascherate da centri massaggi orientali, distribuite in diverse zone della periferia e facilmente identificabili, sfogliando gli annunci su Bakeka. Vittime di sfruttamento come le colleghe della Nigeria e della Romania. Ma, se possibile, ancora più invisibili.

L'INTERVISTA "Ricevo tanti disperati, ora vogliono prestazioni estreme"

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