Prostituzione Bologna, marito e moglie costringevano ragazze a rapporti sessuali

La coppia è ai domiciliari. Le vittime erano ridotte in sudditanza psicologica alla Madame dopo un rito religioso

Marito e moglie che sfruttavano le ragazze

Marito e moglie che sfruttavano le ragazze

Bologna, 21 febbraio 2020 – Reclutavano i propri connazionali e li trasformavano in merce di scambio costringendoli a prostituirsi. Volevano solo arricchirsi sulle spalle di chi veniva da un paese difficile come la Nigeria i coniugi Monica Amiokhe Okogun, 33 anni nata a Benin City, e Favour Oboye, 36 anni, nato a Lagos. Sulle loro vittime sembrava avessero quasi dei poteri magici, ma grazie alla testimonianza di una di queste per loro sono scattati gli arresti domiciliari. L'operazione della Squadra mobile è partita oggi, in seguito all'ordinanza emessa dal gip di Bologna Alberto Gamberini, su richiesta del sostituto procuratore Stefano Orsi. La coppia di nigeriani, oltretutto genitori di quattro bambini, è accusata di riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato e sfruttamento della prostituzione ai danni di due giovani connazionali, nonché di altre donne non ancora identificate. E' il 2018 quando cominciano le indagini della Polizia. Grazie al racconto choc di una giovane vittima si è potuta ricostruire l'attività dei giovani. La ragazza ha raccontato agli investigatori di essere stata reclutata nel Paese d’origine con l’inganno e di essere stata sottoposta all’usuale rito religioso che ne determina la sudditanza psicologica alla “Madame”. Poi ancora: il lungo viaggio attraverso il Niger e l’arrivo in Libia, dove è stata detenuta per settimane, fino al successivo trasferimento in Italia nel luglio del 2017. Arrivata sulle nostre coste, la ragazza, assieme ad un’altra connazionale, è stata destinata ad un’altra sfruttatrice. Dal centro di prima accoglienza in cui erano state collocate in Sicilia, e infine portata da Favour, a Bologna. Qui, la moglie, Monica Amiokhe Okogun, ne sfruttava la prostituzione. Dal primo giorno di arrivo a Bologna, la giovane vittima è stata costretta con minacce a prostituirsi per pochi spicci (a seconda della prestazione sessuale la ragazza doveva richiedere dai 10 ai 50 euro), oltre al pagamento di 300 euro mensili per poter dormire in un letto posto in terra della cucina dell’abitazione e di 150 euro al mese per potersi prostituire lungo il tratto di strada gestito dalla “Madame”, nella locale Via Bentini. Un debito praticamente insormontabile quello da pagare per il viaggio, ammontava a 35mila euro per la prima e a 55mila euro, interamente pagati, per la seconda.  

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