REDAZIONE BOLOGNA

Psicologa radiata per un video su TikTok: cosa ha detto sull’omicidio di Alessandra Matteuzzi

La sanzione più grave decisa dall’Ordine degli psicologi delle Marche per Manuela Bargnesi. Per il delitto avvenuto a Bologna l’ex fidanzato Giovanni Padovani è stato condannato in appello all’ergastolo

Bologna, 10 dicembre 2024 – Aveva pubblicato su TikTok un video sul femminicidio di Alessandra Matteuzzi difendendo l'ex fidanzato Giovanni Padovani, condannato in appello all'ergastolo: per questo motivo la psicologa Manuela Bargnesi, 43 anni, è stata radiata dall'ordine professionale con un provvedimento dell’ordine degli psicologi delle Marche.

Il procedimento disciplinare era stato avviato dopo un esposto della sorella della vittima, Stefania Matteuzzi, assistita dall'avvocata Chiara Rinaldi.

Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna dall'ex fidanzato Giovanni Padovani
Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna dall'ex fidanzato Giovanni Padovani

Bargnesi, che incontrò in carcere l'omicida, nel video disse di voler raccontare ai suoi follower "come sono andati realmente i fatti", parlando di "una relazione tossica" e a suo dire di "una storia inedita che sicuramente non sentirete dai giornali", così giustificando a suo modo Padovani, che la sera del 23 agosto del 2022 massacrò a Bologna l'ex fidanzata, colpendola con martellate in testa, calci, pugni.

L’Ordine degli psicologi delle Marche, al quale Bargnesi era iscritta, stigmatizza "con il massimo rigore" l'utilizzo delle piattaforme social e sottolinea che "non può essere TikTok il luogo deputato per uno psicologo, dove riportare e discutere della propria attività professionale: il decoro e l'immagine stessa della professione risultano così essere profondamente lesi".

Per queste ragioni, a giudizio dell'ordine, Bargnesi avrebbe infranto nove articoli del codice deontologico e agito "senza il minimo rispetto per la dignità professionale, violando con il suo comportamento il decoro e rappresentando in maniera deplorevole la professione di psicologo".

Si tratta della sanzione più grave, che può essere impugnata davanti al tribunale di Ancona.