Bologna, manichino della Meloni a testa in giù. Già identificati i primi antagonisti

Nel mirino della Digos venti persone, gli organizzatori del corteo e i manifestanti con ruoli attivi nei reati. Sotto la lente in particolare tre giovani: i due che hanno appeso il manichino e l’imbrattatore del Conad

Bologna, 13 novembre 2022 - Bocche cucite da piazza Galileo Galilei. Troppo delicata la situazione anche alla luce del terremoto mediatico che si è messo in movimento dopo i vandalismi e gli scempi. Quelli di giovedì sera in occasione della manifestazione non autorizzata e organizzata dal Cua con il collettivo femminista Laboratorio Cybilla. "Stiamo lavorando", dicono semplicemente dalla sede della Questura dove gli uomini della Digos da oltre 48 ore sono impegnati nel vedere e rivedere tutte le immagini e le riprese di quei momenti. Due i focus soprattutto: quando dalla Garisenda viene calato il manichino appeso a testa in giù riconducibile al presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Poi l’imbrattamento dell’ingresso del supermercato all’ex Monte di pietà, edificio storico di via Indipendenza.

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Il manichino con la parrucca bionda appeso a testa in giù a Bologna
Il manichino con la parrucca bionda appeso a testa in giù a Bologna

Responsabili

In Procura, facevano sapere anche ieri, per dare vita ufficialmente al fascicolo – di fatto già aperto e contro ignoti – attendono solo l’informativa conclusiva della polizia con i fatti – tristemente noti – e soprattutto i nomi dei responsabili. Prima difficoltà: ad agire sono stati ragazzi con i volti travisati e ’stanarli’ non sarà facile. C’è però da dire che tutti i componenti dei collettivi coinvolti sono ben noti agli uffici Digos e ciò non è un dettaglio da poco. Secondo indiscrezioni, i papabili di denuncia per il momento sarebbero tra le 15 e le 20 persone, alcune addirittura già identificate.

Caccia ai tre

Anche se l’attenzione maggiore ricade innanzitutto sui due – ma potrebbe spuntare pure una terza persona – capaci di arrampicarsi sul cantiere della Garisenda per buttare poi giù il manichino gambe all’aria. Dai video che girano in rete si vedono i loro volti nascosti da passamontagna neri, in più ad offuscare le identità ci si sono messi pure i fumogeni prontamente accesi in quell’esatto momento. Tutto calcolato insomma. Altra scena, altro fatto quando il corteo, partito alle 18 da piazza Verdi, ha fatto sosta in via Indipendenza. Obiettivo il Conad all’ex Monte di Pietà, palazzo storico e tutelato. Nei video girati e postati nelle pagine social dei collettivi, in primo piano vengono mostrati gli sfregi sputati fuori sotto forma di colore da un grosso bocchettone. Tenuto in mano da chi? Altro materiale sul tavolo della Digos che potrà contare pure sui propri filmati girati in quei momenti. I reati contestati ai responsabili? Imbrattamento o più probabilmente danneggiamento aggravato per il supermercato, offesa a corpo politico per il fantoccio di Meloni. Oltre alla violazione del mancato preavviso al Questore della manifestazione.

 

 

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