Pupi Avati: "Il cinema resti in piazza Maggiore"

Il regista boccia l’idea di spostarlo lanciata dalla soprintendente Ambrosini

Il regista Pupi Avati (Ansa)

Il regista Pupi Avati (Ansa)

Bologna, 15 giugno 2018 - Vola altro Pupi Avati sul cinema in Piazza Maggiore. E sulle parole dell’addetta alla soprintendenza, che ha avanzato dubbi sulla collocazione proprio in piazza del grande schermo che si aprirà per oltre 50 serate tra Palazzo d’Accursio, San Petronio e Palazzo Re Enzo.

E perché – sbotta il regista – spostare tutto da un’altra parte, e dove, nell’ultima periferia, così che non ci andrebbe nessuno? Perché, prima di parlare, bisogna anche sapere che Piazza Maggiore è il cuore vivo di Bologna, e si raggiunge da tutte le parti”.

Qualcuno obietta che con quello schermo si guasterebbe la prospettiva della piazza...

Questo qualcuno non sa bene quello che dice. Nella mia esperienza di giovane bolognese la piazza, andare in piazza, significava non tanto un luogo di ritrovo, quanto un punto di incontro, di scambio di idee, e divenne un posto straordinariamente commovente quando Dino Sarti promise al sindaco Zangheri che l’avrebbe riempito per tutti quelli che non andavano in ferie, e ci riuscì davvero con la sua memorabile ‘Piazza Maggiore 14 agosto’. C’erano 30mila persone ad ascoltarlo”.

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E con il cinema in piazza come sono cambiate le cose?

Il cinema in piazza ha ricostruito quel magnifico clima, quel senso di comunità. Piazza Maggiore è il nostro grande cortile, dove la bellezza del cinema riacquista il suo significato. Altro che spostarsi altrove. A noi, fin da ragazzi, piaceva il cinema, era il cinema che andavamo a vedere, non il film. Era ed è la bellezza di un’Italia di cui forse chi solleva riserve strampalate vorrebbe che ci liberassimo”.

Che ricordi ha delle sue partecipazioni al cinema in piazza?

Ci sono venuto diverse volte, e ci sarò l’anno prossimo. Qui ho presentato ‘Festa di laurea’, insieme a Gianni Cavina e a mio Fratello Antonio. Il film è ambientato nella campagna romagnola degli anni ‘50 e racconta del fallimentare tentativo di un povero fornaio chiamato a organizzare una festa per la laurea della figlia di una ricca borghese. Vincemmo anche il David di Donatello per le musiche di Riz Ortolani. Ebbene, quella sera a Bologna c’erano migliaia di persone, si avvertiva il loro respiro, il loro silenzio, la loro partecipazione, perché sa, il pubblico di queste serate è fatto di persone che sono già pronte a prendere il posto alle 4 del pomeriggio, che mettono il golfino sulla sedia vicina per tenere un posto per l’amica. E’ la città, ed è questo che bisogna avere chiaro invece di adombrare misteriosi cambiamenti”.

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Nel presentare il cartellone che si aprirà lunedì con la visione del restauro di ‘Sacco e Vanzetti’, l’assessore Lepore ha indicato la Cineteca come il cuore delle politiche culturali bolognesi...

“Ha detto bene. E quando sento parlare di traslochi vorrei anche che ci si ricordasse che questa è ormai diventata la più importante del mondo, io ne sono stato presidente per qualche anno, e sarebbe il caso di considerare i rapporti internazionali che coltiva, il lavoro di restauro impiantato anche a Parigi, l’autorevolezza che ha conquistato. Ecco, ‘Sotto le stelle del cinema’ comprende anche questo aspetto. Ma esclusivamente in Piazza Maggiore, si sa”.

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