Pupi Avati, malore sul set a Bologna: "Sto bene e torno a girare il film"

Il regista stava guidando le cineprese nella sua città. "Una fitta al petto e la corsa in ospedale"

Bologna, 5 novembre 2022 - Un maestro tornato davanti alla cinepresa nel cuore della sua città, Bologna. E un film in cui lo scorrere del tempo è parte stessa della trama, così come della vita e dei sentimenti, così cari al suo cinema. Ma il set si è dovuto fermare, lo scorso mercoledì, quando Pupi Avati ha accusato un dolore al petto durante le riprese. Attimi di paura, visto un precedente infarto di molti anni fa, e il trasferimento al Policlinico Sant’Orsola per i controlli del caso. Per fortuna, spiega il fratello del regista e produttore Antonio Avati, «la cosa si è risolta in un lieve scompenso cardiaco e Pupi è rimasto in terapia intensiva solo un giorno. Se tutto va bene, dovrebbe essere dimesso all’inizio della settimana e poi torneremo a Roma a girare gli interni del film». E in effetti il regista – reduce dal successo nelle sale del film Dante – ha già la mente alla nuova pellicola che vedrà nel cast attori come Gabriele Lavia, Edwige Fenech, Lodo Guenzi e Massimo Lopez. Del resto, come ha commentato il fratello Antonio, «siamo ancora innamorati di questo lavoro». Anche a 84 anni: Pupi infatti li ha compiuti proprio il 3 novembre, il giorno dopo il ricovero. E intanto gli auguri di pronta guarigione arrivano da tanti esponenti del mondo della cultura, a partire dal neo-ministro. «Caro maestro, ti auguro un rapido ritorno sul set – si legge in una nota di Gennaro Sangiuliano –. Gli italiani attendono con ansia di ammirare ancora la bellezza della tua arte e la profondità delle tue riflessioni».

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Pupi Avati
Pupi Avati

"Ne uscirò presto. I medici dicono che sto reagendo bene. Peccato solo interrompere le riprese". Inarrestabile Pupi Avati. Mentre resta in osservazione al Policlinico Sant’Orsola di Bologna la mente è ancora lì, al suo set. "Non avere ancora fatto il film della vita è il segreto di un regista – aveva rivelato Avati solo pochi giorni fa – A ogni ciak senti che, probabilmente, questa è la volta buona. Fortunatamente non lo è, la rimandi sempre". E dopo questo stop forzato, la voglia è quella di riprendere al più presto.

Ma, Avati, prima di tutto, come si sente?

"Sto molto molto meglio – risponde il regista dal reparto di Cardiologia – ho avuto un problema cardiaco, ma per fortuna non è stato un infarto. Una cosa risolvibile in poco tempo: mi hanno già detto che in un paio di giorni mi dimettono. Ma adesso sono solo preoccupato per il film".

Parla della nuova pellicola che girando fra Roma e Bologna. È in pensiero per questo?

"Sì perché c’è una serie di concatenazioni, fra cast e location, per cui ora dovremmo rivedere un po’ tutto il programma. Alcuni degli attori, come Lodo Guenzi e Gabriele Lavia, contemporaneamente fanno anche teatro".

Quando ha avuto il malore infatti lei aveva proprio appena iniziato sul set. Ci racconta quel momento?

"Quella del film sarà una Bologna identitaria. Proprio il giorno prima ero riuscito a girare un interno nella chiesa di San Michele in Bosco. Poi avevo appena iniziato davanti a Zanarini (bar storico e centralissimo della città, ndr) quando ho avuto questa sensazione di pressione al torace. E io molti anni fa avevo avuto un infarto... Per fortuna sono circondato da persone che mi vogliono bene e quindi siamo andati al Sant’Orsola: un ospedale così, con questa accoglienza e questa organizzazione, non si trova in giro".

Prime riprese e al tempo stesso una ricorrenza importante: proprio il giorno dopo ha compiuto 84 anni.

"Una concidenza singolare, è la prima volta che trascorro un compleanno in ospedale. Ma ne ho festeggiati tanti e non devo lamentarmi".

In attesa di tornare sul set. Ha scelto il titolo per questo suo ultimo lavoro?

"È lungo, La quattordicesima domenica del tempo ordinario: fa riferimento al tempo della Chiesa in cui di solito si celebrano i matrimoni, nei mesi come maggio, giugno, luglio. E questa è proprio la storia di un matrimonio, fra un giovane musicista e una indossatrice negli anni Sessanta. Poi c’è una separazione e un ritrovarsi dopo 37 anni".

 

 

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