Quando il diabete compare nella vita di un bambino di tre anni viene coinvolta tutta la famiglia.
Come si è accorta dell’esordio della malattia?
"È successo a ottobre dello scorso anno – risponde la mamma del piccolo paziente –, quindi poco più di un anno fa. Abbiamo notato che il bambino chiedeva maggiormente di bere e poi faceva spesso la pipì a letto".
Segnali nuovi quindi?
"Sì. In un primo tempo li ho attribuiti al passaggio dal nido alla materna, si pensava a una regressione per il fatto di avere appena iniziato a frequentare una nuova scuola. Ma dopo una decina di giorni mi sono rivolta alla pediatra".
E che cosa ha fatto?
"È stata molto brava, perché ha fatto subito in ambulatorio un test sulle urine e visto il risultato ci ha inviato d’urgenza al Sant’Orsola".
Suo figlio è stato ricoverato?
"Sì, per tre settimane. All’inizio non accettava le iniezioni di insulina, del resto aveva solo tre anni, ma al momento delle dimissioni è uscito già con i dispositivi".
Quali?
"Il sensore per il monitoraggio continuo della glicemia, al braccio ha una sorta di bottone che tramite un’App sul cellulare permette di leggere la glicemia in ogni momento. E inoltre si aggiorna ogni cinque minuti. Il sensore è collegato al microinfusore, così c’è un’erogazione continua dell’insulina".
È potuto rientrare a scuola in tempi rapidi?
"Sì. Ringrazio l’Ausl dell’Unione Reno Galliera per l’efficienza, ha fatto immediatamente la formazione al personale scolastico e agli infermieri".
Quindi gli infermieri vanno a scuola?
"Si occupano loro della fase che precede il pranzo: sul microinfusore va inserita la quantità di carboidrati del pasto e così l’apparecchio calcola l’insulina da erogare. Un servizio importante per noi genitori e che ci fa stare tranquilli: ha effetti positivi su tutta la famiglia, altrimenti uno di noi dovrebbe andare ogni giorno a scuola prima del pasto. Ringrazio anche il Provveditorato, le pediatrie territoriali e Agd per l’insostituibile supporto che offre".
d. b.