Quando il cinema ’made in Bo’ si anima

Il produttore Michele Fasano parla dell’ambizioso lungometraggio cartoon ’Skinku’ realizzato con la complessa tecnica stop motion

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di Benedetta Cucci

’Mani rosse’ del regista Franceso Filippi fu un caso due anni fa, perché un corto d’animazione di un livello così alto, tra forma e contenuto, aveva avuto pochi precedenti nella produzione italiana. Vincitore come miglior film d’animazione di 25 premi, raccolti in 90 festival in giro per il mondo, quello non era che la premessa del lungometraggio Shinku, attualmente in lavorazione sotto le Due Torri, che vede sempre la produzione di Sattva Films di Michele Fasano, bolognese da trent’anni, che un giorno, grazie ai suoi figli piccoli, ha scoperto il mondo dell’animazione e ha deciso di cambiare strada con la sua casa di produzione lasciando l’universo del documentario e diventando anche regista di storie come Metamorphosis, lungometraggio d’animazione con tecniche miste di cui è autore e regista e un plot sul dialogo interreligioso e interculturale, in uscita tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Shinku è tra i 13 progetti cinematografici finanziati dalla Regione Emilia-Romagna con 120mila euro, attraverso il bando per lo sviluppo di opere audiovisive, a sostegno della creatività e sviluppo delle imprese del territorio ed è un’avventura produttiva mastodontica, che non verrà particolarmente danneggiata dall’emergenza sanitaria attuale, responsabile dello stop di tanti set e dell’industria cinematografica italiana e internazionale.

Principalmente perché si tratta di un film in stop-motion con pupazzi protagonisti, secondariamente perché il processo lavorativo sarà molto lungo, è iniziato da poco e, come racconta Fasano, avrà un cammino di circa quattro anni, con primo ciak nel 2023. "Shinku – racconta il produttore – prevede un anno di sviluppo della sceneggiatura fino allo storyboard, poi un anno di organizzazione e pre-produzione di cui fa parte la costruzione dei pupazzi e del set e infine le riprese dal 2023". E prosegue: "Già Mani rosse richiese 4 anni, fu un lavoro molto ambizioso che Francesco Filippi aveva avviato da solo, affrontando coraggiosamente la complessità della tecnica stop-motion in autoproduzione: un’impresa ardua e costosa se pensiamo che per 15minuti c’era un costo di 500mila euro".

L’incontro tra produttore e regista portò a un ripensamento, all’aggiunta di 15 minuti con scene più interessanti, poetiche e attraenti perché esteticamente più sentimentali, e un budget di 800mila euro che valeva tutto lo sforzo. "Sin dall’inizio – spiega ancora Fasano – si pensò di usarlo come start up per un lungometraggio e i finanziatori pubblici e privati hanno sempre saputo che questo sarebbe stato un seme per un film più robusto, in particolare la Rai, che poi ci ha aperto le strade di altri supporter".

Il film sarà una storia ambientata nel mondo di Mani rosse (l’adolescenza connessa a temi delicati come la violenza) con gli stessi personaggi e temi, ma con una storia completamente diversa dove non verrà utilizzato nemmeno un frame di quello che già si è visto. I pupazzi sono il cuore del delicato lavoro d’animazione che ha già virtualmente la co-produzione siglata con una serie di partner internazionali e un guest director d’eccezione, per la parte d’animazione 2D – quella immaginativa di sogni e ricordi – come Koji Morimoshi.

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