Quando il gioco diventa educazione

Paolo

Marcheselli*

È cominciato un lavoro a distanza attraverso la creazione di chat e l’individuazione di piattaforme online che garantissero ai ragazzi uno spazio sicuro dove esprimersi e stare insieme, accompagnati dagli educatori di riferimento. Sono nati così servizi ’teleducativi’, con diverse attività quotidiane.

È stata una sfida e allo stesso tempo una bella opportunità rappresentata dallo ’stare’ con i ragazzi sul loro naturale campo di gioco: i device digitali (smartphone e tablet).

Con la collaborazione degli stessi ragazzi, gli educatori hanno proposto momenti ludici regolamentati, con

giochi di enigmistica, rebus, indovinelli, trova l’errore.

Con sorpresa la proposta di giocare e risolvere enigmi o sperimentare giochi ad alto contenuto di logica, ha trovato il pieno gradimento dei ragazzi. È nata quindi l’idea

di organizzare un torneo cittadino dove i ragazzi di ogni Cav potessero confrontarsi:

il torneo è stato chiamato ’Cav senza frontiere’. Si è cercato di creare l’atmosfera dell’antico gioco televisivo ’Giochi senza frontiere’ dove la competizione rimane in secondo piano, privilegiando il

divertimento. Il torneo ha visto la partecipazione di più di 150 ragazzi e ragazze. Il dato più rilevante è rappresentato dalle decine di occasioni di incontro e le migliaia di interazioni

che hanno fatto conoscere

e giocare insieme (a distanza) ragazze e ragazzi dei diversi quartieri, creando un clima

di grande partecipazione

e socializzazione.

Anche in questa situazione, gli educatori di Ies hanno saputo dimostrare professionalità, disponibilità, impegno e un grande senso di appartenenza. Seppure in fase di

conclusione del mio ruolo di presidente, voglio esprimere loro la mia personale riconoscenza e gratitudine

per un lavoro così significativo a favore dei nostri adolescenti.

* Presidente Ies (Istituzione educazione e scuola)

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