Nei camerini del teatro, Alice accarezza il raso della veste di Leonora, protagonista del "Trovatore" di Verdi: "Che abito lunghissimo, la cantante è molto alta", intuisce. E proprio accanto c’è il costume che sarà indossato da Manrico, il tenore: "Senti come è massiccio, materico – le spiega l’accompagnatrice –. Deve dare l’idea della forza". Sul palcoscenico, poi, potrà toccare le scenografie, sentire la ruvida superficie delle torri, immaginarsi come una cantante pronta a incantare la sala.
Alice, 19 anni, studente del quinto anno del liceo linguistico di Modena, non ‘vede’ con gli occhi, ma con i polpastrelli delle dita: c’era anche lei nel gruppo di speciali spettatori – non vedenti e non udenti – accolti al teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena per il progetto "Opera inclusiva". Apposite tecniche, studiate da ricercatori, permettono anche alle persone con disabilità sensoriali di assaporare tutta la magia dello spettacolo dal vivo: "Il nostro intento è proprio quello di creare un’esperienza immersiva e coinvolgente. Lavorando a stretto contatto con i disabili, le loro famiglie e le loro associazioni, cerchiamo di comprendere le loro esigenze per tradurle nella migliore accessibilità", spiega la professoressa Francesca Raffi dell’Università di Macerata che coordina il progetto insieme alla collega Elena Di Giovanni.
Allo Sferisterio l’iniziativa è sbocciata già dal 2009, "poi l’abbiamo portata e in alcuni teatri della Lombardia – aggiunge la docente –. A Modena il progetto è stato avviato nella stagione 2021. Di recente lo abbiamo introdotto anche all’Arena di Verona e alla Scala di Milano".
Come funziona? Le modalità – ovviamente – sono diverse fra non udenti e non vedenti, "anche se per entrambi i gruppi la partecipazione all’opera è sempre preceduta da un momento preparatorio", sottolinea la professoressa. Alla vigilia della recita, i non vedenti vengono invitati dietro le quinte del teatro per toccare i bozzetti delle scenografie (su tavole tattili, con didascalie in braille, realizzate dal Museo Omero di Ancona), i costumi e gli stessi apparati scenici. Durante lo spettacolo, poi, muniti di apposite cuffie, nelle pause del canto ascoltano un’audiodescrizione letta da uno speaker professionista (a cura della società Ali) che li accompagna passo passo. È avvenuto così anche al Comunale di Modena per "Il Trovatore" con la regia di Stefano Monti: "Ora entra Leonora", "I soldati afferrano le spade..."
Differente è l’approccio per i non udenti che non riescono a sentire la musica, "una sfida ancora più complessa", ammette Francesca Raffi. Prima della serata viene inviato loro un video in cui un’interprete della lingua dei segni illustra il libretto, la trama, le curiosità, ma l’esperienza più forte avviene due ore prima dello spettacolo, in una sala del teatro dove vengono eseguite dal vivo le principali arie dell’opera. Ciascuno dei partecipanti stringe al petto un palloncino, tramite il quale, avvicinandosi al cantante, può ricevere le vibrazioni della sua voce. Durante la prova, può anche appoggiare le mani alla cassa armonica del pianoforte, oppure alla gola, alle spalle e al torace del tenore o del soprano, così da avvertirne direttamente il fremito, la tensione, la forza dell’acuto. Quando poi assiste all’opera con i sopratitoli, ognuno ricongiunge la scena alle romanze che ha ‘percepito’ nell’anteprima. Qualche sera fa, una signora si è commossa profondamente. E anche noi", ammette la professoressa.
"Abbiamo ricevuto decine di richieste di partecipazione anche da altre province", dice Fabio Ceppelli del teatro Comunale di Modena, dove il progetto replicherà in marzo in occasione delle recite di "Turandot". "Ma vogliamo estenderlo anche al balletto – annuncia la professoressa Raffi – . Il 1° febbraio dunque torneremo qui a Modena per ‘Il lago dei cigni’, un classico".
Da vedere e da sentire soprattutto con un cuore nuovo.