Quando l’arte sa riparare anche i vecchi abiti

Domani gli studenti di Fashion Design dell’Accademia invitano i cittadini. Ai capi sarà data una nuova vita creativa. Sabato poi doppia sfilata finale.

Quando l’arte sa riparare  anche i vecchi abiti

Quando l’arte sa riparare anche i vecchi abiti

La moda fatta ’ad arte’ reclama il suo spazio in città. Perché quella che esce dall’Accademia di Belle Arti è ’fashion’ sì, ma con un approccio più trasfigurato nelle tecniche e nelle fogge. Un assaggio ma anche ’saggio’ di questo concetto si potrà avere domani, quando in piazza Raviola dalle 16 alle 20, nell’ambito del progetto ’RiparAzioni - rielaborare ad arte’, studentesse e studenti del biennio di Fashion Design (circa 25 in totale) seguito da Elisabetta Zanelli, saranno a disposizione di tutti per un ’upcycling’ (come si dice in gergo) di un capo che si vuole modificare, per offrirgli una seconda vita. Sabato 20 maggio, alle 21,30 con replica alle 22,30, piazza Raviola e piazza Puntoni saranno scenario della sfilata ’Crossing Threads’ in cui sempre studentesse e studenti proporranno al pubblico 60 capi nati da un’indagine sulle sfumature del rapporto tra moda e potere, secondo la dicotomia ordinedisordine: abiti sartoriali e tagli netti si contrapporranno ad abiti trasgressivi e innovatori. Il titolo della sfilata è liberamente ispirato alla performance ’Legarsi alla montagna’ di Maria Lai (1981), a cui partecipò l’intera comunità di Ulassai avvolgendo il paese con un lungo nastro simbolo di unione e rinascita.

"Usciamo dall’Accademia con il laboratorio di Fashion Design per coinvolgere il pubblico e speriamo che vengano tanti abitanti della zona – racconta Zanelli –: i nostri ragazzi interverranno con elementi decorativi, riparazione artistiche, ricami che abbiamo sviluppato nel laboratorio di tecniche su tessuto, in particolare affrontando il tema floreale e quello del kintsugi, espressione nella cultura giapponese di rinascita". I colori e l’intreccio di fili e tessuti stabiliranno un legame con il quartiere e i suoi abitanti che, al termine del laboratorio, potranno portare con sé gli abiti ’riparati’.

Collegata al laboratorio ci sarà poi la sfilata di sabato che vedrà anche quattro abitanti del quartiere, camminare in passerella con gli abiti riparati ad arte dai futuri designer. "Anche nella sfilata – racconta la professoressa Zanelli – torna il concetto del kintsugi, perché ogni studente ha presentato una borsa ‘upcycled’, acquistata un po’ rotta in un mercatino, dove i punti di contatto sono stati evidenziati o con ricami o con pitture o con patchwork nel colore fucsia". Si tratta di un colore simbolico scelto per il suo significato politico innanzitutto. "È il colore delle transfemministe – spiega la docente – e siccome la sfilata si muove sempre dentro a un concetto politico, abbiamo voluto ragionare su moda e potere, anche se poi il mondo della moda, da Schiaparelli a Valentino, ama questo colore vitale".

Le pettinature dei sessanta in passerella, tra modelle e modelle, sia professionisti che studenti dell’Accademia, saranno di Orea Malià, che dialogherà tra varie epoche – l’aria del tempo è la contaminazione – "spaziando tra anni Sessanta e Settanta e le affascinanti atmosfere del non-finito". In caso di pioggia si trasferisce tutto in Accademia. Benedetta Cucci

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