
Ugolini (Rete Civica): "Dopo la proroga, serve chiarezza sul futuro. Non è chiaro l’aggravio sulla spesa dopo l’annuncio di Fabi".
Circa 14 milioni all’anno: questo il costo dei soli medici impiegati nei Cau, i Centri assistenza urgenza, sul territorio regionale.
Il conto prende in considerazione il numero del personale medico (quello di continuità assistenziale, le cosiddette guardie mediche, non sono state incluse), il costo orario – sono pagati per l’effettivo servizio – l’impegno orario settimanale richiesto, il tutto calcolato su base annuale. L’elaborazione è stata effettuata dallo staff tecnico di Elena Ugolini, consigliere regionale per Rete Civica, questo perché, nonostante le richieste di informazioni relative ai costi sostenuti per i Cau inoltrate agli organi preposti della Regione diversi mesi fa, i dati non sono ancora giunti. Ugolini chiede nel contempo, attraverso un’interrogazione (firmata anche da Marco Mastacchi), presentata lunedì 31 marzo, che venga fatta chiarezza sul futuro di queste strutture, alla luce della delibera di giunta che proroga la rivisitazione e riorganizzazione dei Cau al 31 dicembre. Questo nonostante i vari annunci dell’assessore alla Salute, Massimo Fabi, sull’intenzione di procedere entro la fine di marzo a tale riorganizzazione.
"Il 24 marzo scorso la Regione ha prorogato in via unilaterale l’attività dei Cau al 31 dicembre 2025 – precisa Ugolini –. Dalle dichiarazioni dell’assessore Fabi in commissione Sanità è emersa l’intenzione di ridefinire il futuro dei Centri, ma ancora non è chiaro l’effettivo aggravio sulla spesa derivante dall’implementazione del servizio. Ogni ulteriore proroga in questo campo aumenta lo stato di incertezza per l’intero sistema sanitario territoriale, ostacolando la possibilità di una progettazione seria e duratura che metta al centro la stabilità delle risorse umane e l’efficienza dei servizi".
La proroga a fine anno ha creato non pochi malumori tra i medici di famiglia, asse portante (come dichiarato dall’assessore Fabi) della riforma della medicina territoriale.
"Gli incarichi verranno prorogati in assenza di un accordo con le organizzazioni sindacali – prosegue la consigliera –, passaggio vincolante per la corresponsione di emolumenti da parte della pubblica amministrazione. Stando all’ultima pubblicazione regionale degli ambiti carenti sarebbero conferibili incarichi per un totale di circa 303.264 ore (corrispondenti a 243 contratti a 24 ore settimanali) – precisa Ugolini –. Le ore per tali attività verrebbero pagate, come lo scorso anno, quasi il doppio di quanto sono retribuite quelle di continuità assistenziale (guardia medica) e a una tariffa superiore rispetto a quella prevista per l’attività nelle Case di Comunità, secondo il nuovo Accordo collettivo nazionale 2024".
Da qui l’atto ispettivo per chiedere all’esecutivo "di valutare il rischio, essendo intervenuto un successivo accordo collettivo nazionale, che gli emolumenti corrisposti in assenza di un accordo espongano le Ausl e i professionisti a problematiche di successivo potenziale recupero di parte degli emolumenti corrisposti".