Quel video che non vedrete sul nostro sito

L'informazione e i suoi limiti

C'è un video che gira su Whatsapp, di telefono in telefono. Il video di un uomo con la barba, svestito, appeso a una finestra. È alterato, si sporge e rientra, fino all’incredibile. Un gesto estremo, un volo nel vuoto. L’uomo cade a terra, schermo nero. Via Indipendenza, pieno giorno. Questo video non lo vedrete sui nostri siti. Né avete trovato la notizia sul giornale: l’episodio è di inizio settimana e quell’uomo che ha tentato il suicidio, seppur grave, non è morto. Abbiamo deciso di non scriverne per evitare lo spirito di emulazione e perché, seppur sulla pubblica via, quel gesto non era di interesse pubblico

Anche perché coinvolge un uomo vivo, la privacy su di lui non si estingue. Ora però è la sua documentazione che diventa una notizia. Mi chiedo: quanti, prima di inoltrare questo documento diventato virale, si sono chiesti che tipo di disagio ci fosse dietro questo folle volo? E quanti, inoltrando il video nelle chat con gli amici, hanno pensato alle conseguenze di un banale clic? Non parlo poi di chi ha immortalato la scena e non ha, per dire, avvertito le forze dell’ordine, ma questa è un’altra storia.

Questo è uno dei tanti esempi di quello che i giornali non dicono, per senso civico, rispetto, umanità. Quotidianamente la nostra battaglia è bilanciare il diritto di cronaca con tutti gli altri diritti che la Costituzione tutela. E quotidianamente ci chiediamo cosa sia di interesse pubblico e cerchiamo di raccontare solo il vero e con continenza. Tutti sbagliamo, ma non si può sparare nel mucchio. Per questo sono sorprendenti è un po’ pilatesche le dichiarazioni della Camera penale sul caso Chiara (i media pubblicano notizie e immagini sul fatto violando la legge, in soldoni; ma la violano solo in certi casi, aggiungiamo noi, e solo quando è politicamente corretto, non ricordo proteste per pubblicazioni di stralci di ordinanze già a disposizione delle parti su spacciatori stranieri o delitti con coinvolti anziani o ‘invisibili’). Una comunità ha il diritto di essere informata e il brutale omicidio di una ragazzina presa a coltellate e a calci per il presunto influsso di un demone o, purtroppo o piuttosto, perché ritenuta fastidiosa da un killer ragazzino, non può essere taciuto. Va anzi raccontato perché fatti così non si verifichino mai più. Questo con tutte le tutele per i minori coinvolti, proprio com’è avvenuto. Non mi è parso un dibattito, ma l’avvio di un processo. Tutti dobbiamo guardarci dentro prima di giudicare, io me lo ripeto spesso. Nonostante questo, a volte si sbaglia. Ma penso al video dell’uomo che cade. Agli ’inoltra’. Ai clic.

 

 

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