Si parla sempre della Bologna anni Settanta e di quella anni Ottanta, come simboli di creatività, di cultura e di memoria all’ombra delle Torri. Due bandiere da sventolare, spesso con una nota di nostalgia eccessiva, perché va detto, anche gli anni Novanta, nella nostra città, sono stati entusiasmanti e ricchi di inventiva, produzioni, scene culturali che hanno parlato un linguaggio nuovo rispetto al passato. Nel fare musica, nel gestire e prendersi gli spazi dove fare arte e politica insieme, nell’organizzare spettacoli, nell’interagire forse più che mai con le prime avvisaglie di un mondo digitale oggi dato per scontato.
Ma forse a questi anni Novanta manca qualcosa, la storicizzazione, con testi, testimonianze di qualità, film, documentari e quel materiale anche critico che fa acquistare reputazione. Ecco perché il progetto Bologna Novanta, un documentario cui sta lavorando Nicola Donadio, produzione Combo, suona molto interessante. Finalmente qualcuno che ha voglia di mettere le mani nell’intricata geografia culturale di quel decennio che a Bologna vedeva l’esplosione di tante cose, l’hip hop, la street art, il mediattivismo, i centri sociali, le occupazioni. E che ha voglia di mettersi a digitalizzare tanto materiale che, come dice il regista "rischia di andare perduto o rimanere in un cassetto".
Per portare a termine questa impresa indipendente è stato attivato un crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso, per raccogliere almeno 20mila euro: il progetto verrà presentato in un evento a sostegno della raccolta fondi domani alle 19,30 al Centro Sociale della Pace di via Pratello 53, in collaborazione con Pratello R’esiste, con la proiezione del documentario Aiuto! Orde barbare al Pratello di Cosimo Terlizzi. Digitalizzare archivi video e cartacei, realizzare interviste, produrre e montare il documentario sono i tre passi fondamentali e onerosi e l’inizio di tutto è stato lanciare proprio una raccolta di testimonianze dell’epoca che ha avuto già tante risposte.
"La scrittura è in progress e si confronta con il divenire e l’apertura di archivi privati e fondi istituzionali, come quello di Home Movies ad esempio – racconta Donadio, bolognese da 17 anni e nato nel 1988, proprio quando si attivava in città l’Isola nel Kantiere – e vorrei capire come si è arrivati alla Bologna di adesso, diversa da quella degli anni ’90 in cui la vita culturale viene sempre narrata come libera, come accolta anche nel centro città". E si domanda: "Fino a che punto è vera questa narrazione? Non mi interessa fare un documentario neutro o nostalgico, vorrei dare un punto di vista critico e politico".