Quella stanza speciale Il Sant’Orsola per Miha

Il Policlinico si era attrezzato affinché l’allenatore potesse seguire la squadra. Sotto la sua finestra striscioni di incoraggiamento e le visite dei rossoblù

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La stanza di Sinisa, collocata all’interno del padiglione Seragnoli, era una sorta di ’sala di controllo’ degli allenamenti e delle partite del suo Bologna. Tra webcam, televisione, tablet e telefonino il mister rossoblù continuava a seguire i suoi giocatori. Era il suo lavoro, la sua passione. Quella a vita che, in quei momenti, doveva strappare alla ferocia della malattia.

Ad accogliere Mihajlovic, per il suo secondo ricovero, nel marzo di quest’anno, oltre ai medici, c’è sempre stata l’infermiera Carmela Boscarino, che Sinisa aveva voluto ringraziare pubblicamente definendola il suo ’angelo custode’, quell’angelo custode che non mancava di rimproverargli il fatto che la televisione andava spenta, almeno ogni tanto. Ma tutti i device di cui era dotato l’allenatore non erano solo un modo per restare in contatto con il suo calcio, ma anche per esigenze di cura che caratterizzavano, e caratterizzano, tutti i pazienti che soffrono di queste patologie. Le visite in numero limitato sono una necessità in quanto legate allo stato di immunodeficienza indotto dalla malattia e conseguenti terapie. Nel momento del secondo ricovero di Sinisa, nel marzo 2022, c’era poi una nuova ondata pandemica determinata dal Covid. Per questo i giocatori, i dirigenti e lo staff del Bologna, arrivati in massa, si erano fermati nel giardino, sotto la finestra del loro mister per salutarlo: "Sini on fire", avevano intonato. E da lassù, dal terzo piano del padiglione 8, non senza commozione aveva detto "Non vi aspettavo". Al suo fianco si era affacciata un’infermiera e Sinisa non aveva lasciato perdere la battuta: "E’ una di quelle che non mi lascia uscire. Comunque da quando sono qui non perdete mai. Domenica prossima, magari, fatelo così magari esco". Naturalmente scherzava: "Va bene anche se vincete e io resto qui dentro".

La libertà era arrivata ai primi di maggio: il tecnico aveva lasciato il Sant’Orsola e lui non aveva fatto a meno di ricordare che era stato ’dentro’ per trentacinque giorni. Poi la storia con il club rossoblù era terminata, Sinisa era tornato nella sua casa di Roma. La malattia era riemersa con una violenza devastante. L’ex allenatore rossoblù era stato ricoverato presso una clinica della capitale anche se la dottoressa Francesca Bonifazi del Policlinico Sant’Orsola ha continuato a seguirlo fino all’ultimo giorno. Il resto è solo tristezza.

Monica Raschi

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