Quelli che... la macchina non la sposto!

Giorgio

Comaschi

Se la muovono pensano terrorizzati che non troveranno più posto, che vagoleranno per tutta la notte alla ricerca di un parcheggio, che col passare dei minuti diventerà sempre più un incubo. C’è della gente, a Bologna, che mi ha confessato che uno degli incubi peggiori che ha è quello di non trovare parcheggio ("Mè aiò du quì chi um’fan brìsa durmìr: mi mujèr cla vol ca vàga da pàr mè alla Coop e al parchàgg!"). E il mondo, specie quello bolognese, si divide in quelli che trovano parcheggio e quelli che non lo trovano. Intanto se uno ha abitato per un po’ in un altra città, tipo Roma, lo trova sempre. Perché parcheggia ‘alla romana’, cioè al limite, in un punto in cui non si può ma che non provocherà problemi, né multe né chiamate di carriattrezzi. Un’altra categoria è quella che viene da fuori dal centro, dall’hinterland, tipo Casalecchio o Casteldebole. Non azzarderebbe mai un parcheggio al limite e in più vedranno telecamere, Siri o Rite, anche se non ci sono (c’è chi non sa ancora che dopo le otto di sera in centro si può entrare e vive nel dramma). Il babau è il carroattrezzi, questa figura spettrale che si materializza dal nulla e ti costringe ad andare in via Jacopo di Paolo e pagare salato per riavere la macchina. E il carroattrezzi, se sente che tu hai paura, ti attacca, ti azzanna. E allora perché rischiare? Confessalo dai. E dillo: "Se mi vieni a prendere vengo, sennò io non muovo la macchina, che dopo non trovo più posto". Dai dillo. Non è grave. E poi si può sempre guarire.

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