Quelli che 'spaccano' per un click

Annoiati, sicuramente. Inconsapevoli, abbastanza: basta sentire come parlano. ‘Raga, pesissimo’. ’E’ impazzito completamente’: e giù risate. Stupidi? Forse, concediamo loro il beneficio del dubbio. Ineducati (non maleducati, le colpe dei figli non sempre devono ricadere sui genitori) di certo. I ragazzini di Lizzano che hanno devastato il Cristo in legno meriterebbero sì di fare lavori socialmente utili, ma partendo dalla ricerca dei frammenti della statua che hanno danneggiato e poi dall’incollare schegge e parti dell’opera una a una. Sarebbe un contrappasso minimo: guardate il video sul nostro sito che immortala la malefatta, vi vergognerete per loro.

Non c’è bisogno di scomodare certa letteratura o cinematografia (Burgess, Haneke) o, più tragicamente, la cronaca dietro l’angolo, per vedere l’effetto che fa la noia sugli adolescenti. E non è giusto generalizzare: i nostri ragazzini non sono tutti così. Fa però impressione la disinvolta noncuranza con cui il gruppetto spacca, devasta, bestemmia, ride, non interviene davanti al reato (uno di loro è decisamente più impegnato nella distruzione del Cristo) e, alla fine, quasi si impaurisce della foga distruttiva: ’Rega è pesissimo’. Non tirerei fuori l’agra vita della provincia, spesso immolata a causa di tutti i mali; il modo in cui i ragazzini parlano e si muovono è decisamente ’internazionale’.

Ciò che più è interessante, o preoccupante a seconda dei punti di vista, è l’assurda scelta di filmare e condividere l’azione distruttiva sui social network. Scelta ridicola, peraltro, se consideriamo che proprio per (o sarebbe meglio dire grazie) quel video postato ora partono le denunce: alla scuola delle ‘giovani marmotte’ dei danneggiatori insegnano di non lasciare tracce. Ma tant’è. Il pensiero nemmeno li ha sfiorati, perché quel momento non è stato nemmeno vissuto come uno sfregio.

Quello era un ’niente’, poco più: per loro, s’intende. I ‘rega’ vivono in quanto filmati, la loro azione si moltiplica perché condivisa, il gesto assume valore e poi si svuota di esso nell’arco della durata di una story di Instagram, 24 ore. Dal video esce solo il vuoto pneumatico di una serata senza missioni, senza obiettivi, senza una visione. Non c’è moralismo né alcuna lezione da dare: c’è solo l’uomo davanti alla sua fragilità. E allora dopo la pubblicazione di questo video bisogna chiedersi perché il gruppo generi un livello così basso. E perché nessuno di quella compagnia abbia cercato realmente di fermare gli altri. Non si può liquidare l’evento a uno ‘Scusate, ero ubriaco’. Dobbiamo interrogarci sul perché non riusciamo – tutti, non solo la famiglia in senso classico – a parlare davvero con loro, a intercettare quel senso di ’niente’ e a trasformarlo in un progetto.

 

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