Bologna, il questore Coccia: “La sicurezza è un diritto”

L'intervista: “Serve una presenza capillare sul territorio. Va colmato il gap fra sicurezza reale e percepita”

Il questore Ignazio Coccia alla festa della Polizia, in Archiginnasio (Schicchi)

Il questore Ignazio Coccia alla festa della Polizia, in Archiginnasio (Schicchi)

Bologna, 11 aprile 2018 - Microcriminalità, piccolo spaccio e furti. Combattere il lato oscuro di Bologna vuol dire cercare di dare una risposta a queste emergenze. E, anche, alla paura, al senso di insicurezza che generano nella popolazione. Lo fanno ogni giorno gli uomini e le donne della polizia. Con un obiettivo, riassunto dal questore Ignazio Coccia: «Passare dal controllo del territorio a un territorio sotto controllo». Un passo possibile, ma soltanto attraverso «un impegno costante e quotidiano».

Questore, i dati mostrano una diminuzione generale dei reati. Ma questa statistica spesso non coincide con la percezione che hanno i cittadini della sicurezza.

«Si tratta di un gap reale, che non va sottovalutato. Perché è un diritto dei cittadini sentirsi sereni quando si attraversa un parco o non aver paura di lasciare casa per andare qualche giorno in vacanza. Serve una presenza capillare sul territorio, in modo da dare più tranquillità alle persone, soprattutto nelle periferie. Se non riduciamo il divario tra sicurezza reale e percepita, dovuto soprattutto ai reati di criminalità diffusa abbiamo fallito».

Pensa che le denunce possano essere diminuite anche per una sfiducia rispetto alla possibilità che qualcosa cambi da parte dei cittadini?

«Non credo. I bolognesi hanno un forte senso civico. Lo si vede anche dalla tipologia di denunce presentate quotidianamente ai nostri uffici. Non denunciano, insomma, solo quando sono costretti a farlo».

Ha parlato di parco e spaccio. Un binomio che fa subito pensare alla Montagnola. Qui da qualche mese è entrato in vigore anche il ‘daspo’ per cercare di allontanare i pusher. È una misura utile?

«Tutto serve. Noi ci muoviamo su un doppio binario. Quello del controllo e della repressione. Perseguire chi viene trovato in flagranza di reato, ma anche procedere sulle posizioni degli irregolari sul territorio. Verso la Montagnola abbiamo la massima attenzione. Un’attenzione che si concretizza attraverso i nostri servizi quotidiani, ma anche con operazioni massicce, interforze, coordinate dalla Prefettura. Che ora, con l’arrivo della bella stagione, ci terranno ancora più sul campo».

Collaborazione interforze. E sinergia con le istituzioni.

«La sicurezza non è appannaggio esclusivo delle forze dell’ordine, ma di una collaborazione tra istituzioni. E a Bologna devo dire che abbiamo lavorato tanto e bene con il Comune e i quartieri».

I maxi blitz in Montagnola hanno un impatto visivo importante. Ma dopo i controlli molti pusher irregolari, daspo o foglio di via alla mano, tornano ‘al lavoro’. Le espulsioni sono una via praticabile o meglio praticata? Il dato del 2017 parla di una metà di rimpatri rispetto al 2016...

«Il dato va letto alla luce del lavoro degli ultimi mesi. Durante i quali c’è stato un incremento notevole delle espulsioni».

Questione di stretta attualità. Ieri c’è stato un attentato, di presumibile natura anarchica, all’Unicredit. C’è fermento che cova sotto la cenere antagonista. Come si affronta?

«Il fenomeno è oggetto di grande attenzione. Anche quando si tratta di piccoli atti. Perché sono segnale di un forte senso di disagio su cui dobbiamo essere vigili. Il nostro impegno maggiore è sul terrorismo di matrice internazionale, ma la sovversione interna non è mai sottovalutata».

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro