Quirinale, Casini sereno: "Parlamento centrale"

Il senatore tra i veterani: ha votato sei capi dello Stato. "A volte pensiamo di essere così importanti, ma c’è chi s’incarica di decidere per noi". Grandi elettori a Roma tra emozione e toto-nomi

Pier Ferdinando Casini

Pier Ferdinando Casini

Bologna, 24 gennaio 2022 - Alla vigilia del gran giorno del Colle, c’è chi sta preparando la valigia. Altri grandi elettori sono già a Roma, emozionati, pronti alla prima ‘chiama’ di oggi alle 15 per votare il nuovo presidente della Repubblica. Tra sussurri, riunioni e telefonate, sotto i riflettori c’è sicuramente Pier Ferdinando Casini. Senatore di lungo corso, è anche uno dei nomi che continua a tenere banco nel borsino del Colle. Del resto, come ha detto Romano Prodi, "al Quirinale ci andrà chi ha meno veti, non chi ha più voti". Si vedrà.

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Casini, intanto, dopo giorni di silenzio, vive la vigilia col piglio del veterano: "Ho votato per Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano uno, Napolitano due e Mattarella. Ora voterò per il nuovo presidente della Repubblica. Essere testimone di gran parte della vita della nostra Repubblica, lo ritengo già questo un grande privilegio...". Il senatore non si sbilancia sul fatto di essere tra i nomi papabili per la corsa al Colle: "Sono assolutamente sereno. A volte pensiamo di essere così importanti, ma c’è chi si incarica di decidere per noi. Ho abbastanza autoironia e sono contento di poter votare ancora una volta il nostro nuovo presidente della Repubblica", dice con un sorriso. Ma dopo tante elezioni, l’ex presidente della Camera ci tiene a sottolineare come proprio in questi momenti si metta in evidenza "la centralità del Parlamento. Ed è molto bello avere l’orgoglio di farne parte, perché rappresenta la collettività nazionale. Troppe volte si ridicolizza e si mortifica il ruolo di questa istituzione. Ma in giorni così importanti, riacquista un grande significato e un grande valore repubblicano".

Intanto c’è chi ha segnato in rosso la data di giovedì quando basteranno 505 voti su 1.008, anziché 672, per eleggere il successore di Sergio Mattarella. Nella pattuglia di dem bolognesi e imolesi, c’è il deputato Andrea De Maria, che essendo uno dei segretari di presidenza, parteciperà anche tecnicamente al primo scrutinio. Il dem segnala "la forte sintonia tra Pd, Leu e 5 Stelle a partire dalla messa a disposizione di una personalità di altissimo livello come quella di Andrea Riccardi". E aggiunge: "Resta l’obiettivo di una larga convergenza fra tutte le forze politiche a partire dalla maggioranza di governo". Da destra, Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d’Italia, ricorda che "spesso si entra papi e poi si esce cardinali...", ma poi guarda alle Politiche: "Con un nuovo presidente si deve andare subito a votare". L’emozione c’è: "Essere fra i grandi elettori è qualcosa che ti responsabilizza. Ma servirebbe l’elezione diretta...".

Non entra nel toto-nomi, né da giudizi di merito su Casini, ma ricorda "che un presidente emiliano-romagnolo non c’è mai stato. E al di là della figura dell’ex presidente della Camera, un bolognese alla presidenza della Repubblica sarebbe importante per la città". Il dem Gianluca Benamati, che non ha dimenticato il 2013, quando dallo stop a Marini ai 101 traditori di Prodi "andò in scena un dramma vero", oggi sarà a Roma. E mentre circolano alcuni nomi oltre a Riccardi, tra cui Draghi, Amato e Casini, Benamati conferma, sebbene "con diversi gradi di possibilità. Certo Casini al Colle sarebbe un valore importante per Bologna". Il dem Francesco Critelli, di Base riformista, segretario Pd in città quando Casini venne candidato dai dem sotto le Due Torri, sta preparando la valigia: "Sento una grandissima responsabilità, da far tremare i polsi. Sui nomi non dico nulla, salvo sottolineare che nessuno ha il diritto di prelazione...". E se il dem Daniele Manca ricorda la necessità di partire dalla maggioranza Draghi senza tirare nessuno per la giacchetta, Luca Rizzo Nervo, deputato e assessore dem, auspica "un nome il più condiviso possibile".

Il prodiano Serse Soverini insiste: "Ora serve un patto di legislatura essenziale per una scelta di alto livello per la presidenza della Repubblica". Trepidante il leghista Gianni Tonelli che ricorda come nel 1970 guardasse con il padre l’elezione in tv di Giovanni Leone: "Essere oggi uno dei grandi elettori mi rende davvero orgoglioso. Questa volta, dopo che negli ultimi 30 anni i presidenti sono stati tutti di centrosinistra, il capo dello Stato credo tocchi al centrodestra. Casini? Lo conosco dal 1986. Dopo che si è fatto eleggere dal Pd in città, mi pare che sia eccessivamente... elastico".

 

 

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