Rabbia, musica e battaglie civili Marcasciano in mostra al Mambo

Da domani all’8 gennaio esposti acquerelli e collage realizzati dai primi anni ’70 "Scopro sempre nuovi simboli"

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La rabbia, il sogno, la musica. Quella dei Doors e degli Jefferson Airplane, ovviamente. E poi la psichedelia, la rivolta, la militanza. C’è tutto questo e molto altro nei disegni di Porpora Marcasciano esposti da domani all’8 gennaio nella Project Room di MAMbo. La mostra, curata da Michele Bertolino e intitolata non a caso Non sono dove mi cercate, raccoglie acquerelli e collage realizzati da Porpora (attivista, artista e figura di riferimento del movimento queer italiano) fra gli inizi degli anni ‘70 e la fine degli anni ‘80. Si tratta di composizioni appunto psichedeliche dove l’immaginario di una generazione prende la forma di surreali paesaggi in cui corpi alieni, mani, labbra e organi sessuali si fondono uno nell’altro. La carta è spesso lavorata con diluenti che permettono di trasferire colori e immagini da quotidiani e fotografie e di giocare con macchie e sfumature.

Per Marcasciano tutto comincia all’inizio degli anni ‘70 con l’ingresso in un centro underground gestito da hippies nel suo paese in provincia di Benevento: lì lei inizia a disegnare e poi continua a farlo per anni nelle città in cui si trasferisce (tra cui Bologna). Si ferma soltanto nel periodo che va dal ‘77 all’80. "Perché quelli – spiega lei – erano gli anni dell’esplosione del Movimento e dell’impegno". Alla metà di quel decennio Porpora smette. "Forse – dice – perché pensavo di non essere capace o forse perché era finita l’ispirazione. Ma quando rivedo questi vecchi disegni scopro sempre nuovi sedimenti e simboli". La mostra, sostenuta da un’installazione sonora su materiali d’epoca realizzata da ‘Almare’ e corredata da pannelli ricchi di documenti storici, è dunque anche e soprattutto la testimonianza di un periodo della nostra città e non solo: le vicende del ‘77, l’inaugurazione del Cassero nel 1982, l’affermarsi dell’esperienza trans con l’approvazione della legge 164. "Non c’è un prima o un dopo – spiega l’artista – C’è soltanto la nostra storia collettiva".

Alcuni di questi disegni sono già stati esposti 40 anni fa in città: nell’82 a Palazzo d’Accursio e nell’83 alla Montagnola in occasione di una festa dell’Udi dove un quadro venne censurato. Poi il silenzio. Accanto a queste opere, che rappresentano davvero le aspirazioni di una generazione lontana, ci sono due foto: una di Enrico Scuro sul celebre raduno al palasport del Movimento nell’autunno 77 ed una di Lina Pallotta raffigurante lo studio di Marcasciano. Lì dove è maturata l’irriverenza di sperimentare nuovi linguaggi.

Claudio Cumani

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