Bologna, uccisa in tangenziale dall'ubriaco. L'auto andava a quasi 200 all'ora

Gli accertamenti della polstrada sul posto smentiscono la versione resa dall'indagato davanti al gip

Marialaura Dibenedetto, 29 anni, militava nella Cdc Volley Bologna 2.0

Marialaura Dibenedetto, 29 anni, militava nella Cdc Volley Bologna 2.0

Bologna, 18 aprile 2017 - I rilievi della polizia stradale sembrano andare in direzione opposta alla versione fornita davanti al giudice da Mattia Sammartino, il ventitreenne di Marzabotto accusato della morte di Marialaura Dibenedetto.  Il giovane ha raccontato di aver travolto la moto della ventinovenne perché se l’è trovata davanti all’improvviso, dopo che la ragazza ha sterzato bruscamente per sorpassare una macchina all’altezza dell’uscita 12 della tangenziale, in direzione Casalecchio. Secondo i suoi avvocati, Sammartino non procedeva a forte velocità, ma più o meno ai 90-100 chilometri all’ora, dunque nei limiti della tangenziale. Prima, il ragazzo aveva trascorso la serata con gli amici a San Lazzaro e in quel momento, alle 23,20, stava tornando a casa, verso Marzabotto, dopo aver bevuto una sola birra da 33 centilitri. «Non era ubriaco», assicura il suo legale Cesare Ammendola

Ma per la sottosezione Bologna Sud della polstrada, intervenuta sul posto per gli accertamenti, le cose sarebbero andate diversamente. In primis, la dinamica dello schianto non sarebbe quella raccontata da Sammartino. Non ci sarebbe stata infatti nessuna sterzata improvvisa da parte dell’Aprilia, quanto piuttosto un urto provocato dalla Ford Sierra del 23enne che procedeva a folle velocità. I rilievi sono ancora provvisori, quindi da confermare, ma la velocità riscontrata sarebbe molto superiore ai 90-100 chilometri orari. L’ipotesi, in base ai segni di frenata e ai danni sui mezzi, è che andasse a quasi 200 all’ora. L’auto, peraltro, ha trascinato la moto (da cui era stata sbalzata Marialaura) per centinaia di metri. Poi c’è il tasso alcolico: 2,41 grammi su litro, un valore altissimo rispetto al limite di 0,5 previsto dalla legge. Il guidatore era dunque ubriaco. 

Gli inquirenti inoltre stanno verificando se la vettura fosse stata modificata in passato per potenziarne le prestazioni. Nelle foto postate sul proprio profilo Facebook, Sammartino mostra infatti il cofano aperto della Sierra, con il motore in bella vista e un commento eloquente: «Quando sarai finita mi divertirò». L’immagine risale all’agosto 2016. I suoi legali negano che l’auto sia stata modificata o potenziata, ma gli inquirenti vogliono capire cosa sia successo da agosto ad oggi alla vettura. Al vaglio della stradale ci sono anche le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza ritenute interessanti.

Intanto il 23enne davanti al giudice piange senza riuscire a trattenersi. "Vorrei essere morto io al posto di quella ragazza. Non mi do pace. Vorrei poter parlare con i suoi genitori, per chiedere scusa. Vorrei contattarli per chiedere perdono. Spero di poterlo fare, un giorno». 

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