Bologna, anziana legata e rapinata nella villa sui colli

La vittima, 80 anni: "In balìa dei ladri per tre ore. Un incubo". Il bottino è di 13mila euro

Andrea, il nipote dell’anziana rapinata, mostra la cassaforte forzata

Andrea, il nipote dell’anziana rapinata, mostra la cassaforte forzata

Bologna, 6 luglio 2018 - È rimasta legata col nastro adesivo alla poltrona per oltre tre ore la signora Teresa. Ottant’anni, la pensionata è stata guardata a vista dal più giovane dei delinquenti, mentre gli altri due, volto coperto da passamontagna, guanti alle mani, le svuotavano casa, in cerca della cassaforte, con denaro e gioielli. La rapina è avvenuta l’altra notte intorno all’una in via Torriane, sui Colli. Teresa, vedova, vive da sola in una villetta tra la campagna. Un mucchietto di case ai confini tra Pianoro e Bologna. I rapinatori, per fortuna, non le hanno fatto del male. Ma la questione inquietante è che da giorni, probabilmente, la tenevano sotto controllo. Perché, come raccontato alla polizia, i rapinatori sapevano che, proprio l’altro giorno, il figlio le aveva consegnato la pensione.

E sapevano dove era la cassaforte. E pure come entrare nella casa. «Hanno alzato una grata e sono scesi in un locale seminterrato che confina con la casa della nonna – spiega Andrea, il nipote –. Poi hanno scavalcato una finestra e sono entrati dentro. La nonna se li è trovati davanti all’improvviso». I rapinatori sono andati a colpo sicuro nella camera da letto, dopo aver cercato le chiavi della cassaforte nella credenza, senza riuscire a trovarle. E quindi l’hanno spaccata con una mazza da muratore. Rubati i 10mila euro di gioielli e i 3mila euro in contanti che la cassaforte conteneva, i rapinatori se ne sono andati. La signora è riuscita a chiedere aiuto solo al mattino, quando è arrivata la badante, perché le erano stati staccati i fili del telefono e portato via il vecchio cellulare.

«Stavo guardando la televisione – racconta l’anziana –, era l’una e mezza. Mi sono girata e ho visto questo ragazzino, con i guanti e il volto coperto da una calza nera». Comincia così il racconto della signora Teresa, 80 anni. Assistita dai nipoti, la pensionata è appena rientrata a casa, dopo essere stata visitata al pronto soccorso del Sant’Orsola. Sta bene, ma la sua è stata una nottata da incubo.

Signora, cosa le hanno fatto?

«Mi hanno legata tutta col nastro adesivo alla poltrona. Non mi hanno fatto del male. Volevano solo i soldi. Mi hanno chiesto ‘dov’è la cassaforte?’. Ma io non gli ho risposto».

Come erano fatti? Erano italiani o stranieri?

«Sicuramente stranieri, ma non saprei dire di dove, forse dell’Est. Quello che mi sorvegliava era un ragazzino, molto giovane. Gli altri più grandi. Uno era grosso, con la pancia, l’altro più magro».

Cercavano la cassaforte, ma sapevano troppe cose...

«Sapevano che mio figlio mi aveva portato proprio ieri (mercoledì, ndr) la pensione. Avevo questi mille euro sulla sedia vicino alla mia poltrona. Loro hanno frugato, ma non li hanno trovati. Così li ho coperti con un maglione. Non li hanno presi. Cercavano solo la cassaforte. E pure la chiave».

Dove?

«Proprio dove era nascosta, in un vaso nella credenza. Malgrado l’avessero davanti, non l’hanno trovata. E allora sono scesi di sotto, hanno preso una mazza da muratore, sono andati in camera e io ho cominciato a sentire questi colpi. L’hanno sfondata».

Poi sono stati soddisfatti?

«Sì, erano le 4 e se ne sono andati. Io allora volevo chiedere aiuto. Sono riuscita a liberarmi usando un cacciavite che era su una scatola qui sul tavolo. Poi mi sono avvicinata al telefono, ma avevano tagliato i fili. E avevano pure rubato il vecchio telefonino di mio marito».

Quando è stata soccorsa?

«Alle 9, quando è arrivata la badante, le ho dato il numero di mio figlio e le ho chiesto di chiedere aiuto ai vicini. Poi sono venuti la polizia, che mi ha fatto tante domande, e l’ambulanza».

Adesso è tutto finito, ma come si sente?

«Ho paura che tornino. Stanotte dorme mio nipote qui da me. Perché poi mi hanno detto che nei giorni scorsi ci sono state altre tre rapine uguali in zona. Sapendo cosa è successo a me i miei vicini magari staranno più attenti».

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