Bologna, gli studenti creano la chat anti-bulli su Whatsapp e fermano la baby gang

In una scuola in zona Savena. Quattro ragazzini, tra i 12 e i 13 anni, sono stati segnalati dai carabinieri alla Procura dei minori

I carabinieri della stazione San Ruffillo hanno identificato i quattro adolescenti

I carabinieri della stazione San Ruffillo hanno identificato i quattro adolescenti

Bologna, 8 giugno 2022 - Di fronte alle prepotenze di quattro compagni di scuola, i ragazzini hanno vinto la paura e fatto squadra. Riuscendo così, grazie a intraprendenza, responsabilità e a una chat Whatsapp dove registrare tutte le angherie subite, a far denunciare dai carabinieri i bulli, autori di molestie, furti e pure tentate rapine tra i banchi di scuola. Succede ad aprile, ancora una volta, al Savena. E non stupisce troppo che dei quattro denunciati due facessero parte della baby gang che aveva già fatto parlare di sé nel quartiere a gennaio scorso. I fatti accadono in una scuola media della zona, frequentata sia dalle vittime che dai bulli.

Bulli di 12 e 13 anni, italiani e di seconda generazione, che pensano di potersi imporre sugli altri, utilizzando offese, prepotenza e a volte pure la violenza. Succede però che i compagni non restino a guardare e a subire. E che tre di loro, due ragazzini e una ragazzina, decidano di aprire una chat di gruppo su Whatsapp, allargata a tutti i compagni vittime dei quattro, dove raccogliere i resoconti di tutte le prepotenze e violenze subite e scambiarsi consigli per arginarle. Il gruppo nasce come ‘segreto’, ma ovviamente, tra gli adolescenti, in un attimo ne viene a conoscenza tutta la classe. Compresa la banda di adolescenti, che non prende benissimo la questione.

I quattro così, invece di arretrare e tornare a comportarsi bene, diventano ancora più arroganti. Mettono in atto vere e proprie ritorsioni nei confronti dei compagni di classe ideatori della chat, con lo scopo di impossessarsi dei loro cellulari. Tentano di farsi consegnare, con la forza, il telefonino da uno dei ragazzini e al suo rifiuto lo picchiano. E poi strappano di mano alla ragazzina il cellulare e 20 euro.

A questo punto, di fronte a questo crescendo di violenze e molestie, le vittime decidono di coinvolgere gli adulti, raccontando agli insegnanti tutto, anche della chat. E la scuola, a sua volta, informa i carabinieri della stazione San Ruffillo, che avviano le indagini.

I militari, in questi mesi, hanno ascoltato tutti gli adolescenti che facevano parte del gruppo Whatsapp, ricostruendo le condotte poste in essere dai quattro bulli. E, completata l’istruttoria, li hanno segnalati alla Procura dei minori. Gli adolescenti, benché ancora non imputabili, sono stati denunciati in concorso per molestie, tentata rapina e furto con strappo. Ora i ragazzini, a cui è stata notificata un’informazione di garanzia, nei prossimi giorni dovranno essere ascoltati, accompagnati dai genitori, dai carabinieri, in seno al procedimento aperto dalla Procura dei minori.

Un incontro necessario anche a far capire loro (e alle rispettive famiglie) la gravità delle loro condotte, che neppure la minore età (e in questo caso la non imputabilità) sgrava del proprio peso specifico. Infatti, non aver compiuto ancora i 14 anni non rende immuni dalla legge: codice penale alla mano, ad esempio, l’articolo 224 prevede che "qualora il fatto commesso da un minore degli anni quattordici sia preveduto dalla legge come delitto, ed egli sia pericoloso", il giudice, tenuto conto "della gravità del fatto" e delle "condizioni morali della famiglia", può ordinare che il baby responsabile sia ricoverato nel riformatorio giudiziario o posto in libertà vigilata. O possa essere allontanato dalla famiglia e affidato a una comunità. In casi meno gravi si avviano percorsi di ascolto, con psicologi e servizi sociali, tesi a responsabilizzare i giovanissimi e ad aiutarli a migliorarsi.

Nicoletta Tempera

 

 

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