"Rasata perché senza velo? Mia figlia aveva i pidocchi"

Bologna, l'autodifesa del padre della 14enne musulmana: rivoglio la mia bambina a casa, sarà libera

Velo islamico (foto archivio Ansa)

Velo islamico (foto archivio Ansa)

Bologna, 2 aprile 2017 - "Rivoglio la mia bambina a casa. Non ha mai dormito una notte lontana da sua madre. Questa storia del velo non è vera e ha rovinato la mia famiglia. Mia figlia deve tornare a casa subito". Il papà di Fatima (il nome è di fantasia), meccanico di 40 anni del Bangladesh residente a Bologna, non si dà pace. Vive in Italia dal 2004, parla un discreto italiano e spiega fino allo sfinimento che la minore delle sue tre figlie, una quattordicenne con ottimi voti a scuola, non ha detto la verità quando ha raccontato di essere stata rasata a zero dalla madre per il rifiuto di portare il velo islamico. La ragazzina ora è stata tolta alla famiglia e collocata in una struttura protetta, mentre i genitori sono indagati per maltrattamenti in famiglia.

Fatima è scoppiata a piangere a scuola dicendo che la madre l’aveva punita perché si era tolta il velo.

"Non è vero, non è vero. Mia figlia è sempre stata libera di portare o no il velo. Parlo del hijab, che lascia scoperta la faccia. A volte lo portava, a volte lo toglieva. Come le altre mie due figlie di 15 e 17 anni, potete chiederlo a loro (le sorelle per ora non sono state tolte alla famiglia; ndr)".

Perché allora è stata rasata?

"È successo perché aveva preso i pidocchi a scuola, c’erano due suoi compagni che li avevano. Mia moglie allora le ha tagliato i capelli, ma non era pratica e ha tagliato troppo. Lei però non si è lamentata, anzi l’aveva chiesto lei".

La scuola ha però smentito casi di pidocchi ai carabinieri.

"Non è vero, un suo compagno li aveva. E poi mia figlia si era anche tagliata un po’ i capelli da sola e non le piacevano, allora se li è fatti tagliare da mia moglie".

Un’adolescente che si fa rasare a zero?

"Sì, può succedere. Anche alle altre mie figlie in passato l’abbiamo fatto, da noi non è così strano. Mia figlia non si è lamentata per due o tre giorni, poi a scuola qualcuno le ha detto che stava male ed è successo tutto questo casino".

Scusi, la colpa sarebbe quindi della scuola?

"Non so cosa è successo, ha parlato con i compagni e le maestre e la situazione è girata. Ma non è vero niente. Nessuno l’ha costretta, nessuno l’ha punita".

Gli inquirenti pensano sia stata una punizione.

"Non è così. Non so come dirlo, non so come fare. Quando mi hanno chiamato in caserma sono andato e ho spiegato tutto. Questa storia ha rovinato la mia famiglia, mia moglie ha pianto tutta la notte e non ha dormito. Sta male. Rivuole sua figlia".

Fatima ha raccontato di soprusi, umiliazioni, pressioni psicologiche per il suo rifiuto di seguire le imposizioni familiari.

"No, le mie figlie sono sempre state libere. Io sono musulmano, vado in moschea dopo il lavoro, seguo la mia religione e le mie tradizioni, ma loro non sono obbligate. Lo fanno solo se lo vogliono, è una loro scelta".

Possono uscire?

"Sì, vanno alle feste, in pizzeria, al centro commerciale. Con il velo e anche senza. Mia figlia piccola è andata a mangiare fuori anche la sera dopo il taglio dei capelli".

Possono frequentare i compagni maschi?

"Sì".

Usare il telefonino?

"In casa ne abbiamo tre o quattro e loro sono sempre lì a giocarci e telefonare".

Dunque Fatima si è inventata tutto?

"Non lo so, forse non ha capito, forse le hanno spiegato male. Adesso mia moglie piange e le altre figlie hanno paura di tornare a scuola perché pensano che tutti chiederanno cos’è successo. Siamo rovinati. E non è giusto, perché siamo brave persone. La mia bambina deve tornare a casa".

Se tornasse a casa come la farebbe vivere?

"Libera, senza imposizioni. Come è sempre stato finora".

Le donne che ruolo devono avere nella società?

"Mia moglie è musulmana praticante e fa la casalinga, ma ogni donna può fare ciò che vuole. Deve comportarsi come crede, secondo le tradizioni o no. E deve scegliere il futuro, se lavorare o stare in casa. Così sarà anche per le mie figlie. Saranno loro a decidere".

 

 

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