
La cantante, dopo Sanremo. Giovani, presenta il primo. album alternative rock. stasera al Cortile Caffè.
"Un’immersione a tutto tondo in ciò che mi rappresenta, dalla vita personale alla musica. Un’immersione in me stessa". L’album d’esordio di Rea, dal titolo ‘Futuro Dirigibile’ sa, a chi ascolta, di biografia e regalo, in cui la cantautrice classe 2003, reduce a novembre dell’esperienza sul palco di Sanremo Giovani, canta di sé e del suo rapporto con la musica. Stasera, dalle 21.30, Rea è al release party del Cortile Café per presentare i nove brani del suo primo album alternative pop rock.
Rea, cosa troviamo dentro ‘Futuro Dirigibile’?
"L’album è molto affine a ciò che sono io. Nei testi, nei brani, c’è molto di me, delle mie esperienze e delle mie riflessioni. Non riesco proprio a scrivere cose che non riguardino almeno in parte qualcosa che ho vissuto".
Cosa significa il titolo?
"È una metafora della musica e del rapporto che ho con lei. I dirigibili sono per me mezzi affascinanti, imponenti perché di grandi dimensioni, ma ‘elitari’ perché trasportano poche persone. Un mezzo che rimane nella mente di tutti, così come il mondo della musica. Un mondo stupendo, che però può svanire, come i dirigibili, che nel secolo scorso rischiavano di esplodere. Ecco, io non conosco il destino del mio ‘dirigibile’, ma ne vale la pena".
Il suo ‘dirigibile’ l’ha condotta, per ora, fino a Sanremo Giovani.
"Sanremo è stata una botta di adrenalina incredibile, un’esperienza immensa. In generale, penso che più grandi siano le esperienze e maggiormente riescano a impattare artisticamente una persona. Sanremo mi ha permesso di farmi delle domande riguardo a ciò che voglio essere come artista, che direzione voglio prendere. Un punto importante per la mia giovane carriera".
Cosa spera che il pubblico colga dell’album?
"Vorrei trasmettere una specie di malinconia felice, che significa riappacificazione con il passato, con gli occhi aperti all’ottimismo per il futuro".
A quale brano è maggiormente legata?
"’Quasi Quasi’ è un brano che affronta un nervo scoperto per me: la paura del fallimento. A volte soffro della sindrome dell’impostore che mi porta a pensare di non essere all’altezza delle situazioni, invece questa canzone mi ricorda altro: in caso di caduta, mi ‘obbliga’ a rialzarmi. Insomma, va tutto bene anche se non va tutto bene. È lo stesso messaggio che ho portato a Sanremo Giovani con Cielo Aperto".
E il brano più intimo?
"L’outro che si intitola ‘Dirigile’, perché ho riportato segmenti molto evidenti della mia vita. Per esempio quando parlo di mio padre, dicendo che dorme con la luce accesa, quello è tutto vero (ride, ndr). È un brano che sa di casa".
Mariateresa Mastromarino