
Una elettrice al voto
Bologna si conferma capitale della partecipazione. Ma neanche sotto le Due Torri nessuno dei cinque referendum abrogativi raggiunge il quorum. Partiamo dall’affluenza.
A urne chiuse, Bologna è la città in assoluto più alto come affluenza, superiore al 47% per tutti e cinque i quesiti promossi dalla Cgil e dalle rete di associazioni per la cittadinanza. Se si allarga lo sguardo comprendendo la provincia, la media si abbassa a 44,6%.
L’unico Comune dell’area bolognese dove è stato raggiunto il quorum, però, è Anzola dell’Emilia, che supera di alcune decimali il 50% (a centrare l’obiettivo c’è anche Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia).
Il quesito sulla cittadinanza è quello più votato nei 454 seggi del Comune di Bologna, con il 47,8%: il principio dello ’Ius Soli’, del resto, è stato introdotto nello statuto dal sindaco Matteo Lepore, e infatti anche i ’sì’ alla riduzione del periodo di permanenza in Italia per la cittadinanza (da 10 a 5 anni) sono schiaccianti: 76,81% (media italiana 65,10%).
Per quanto riguarda gli altri quesiti, quello sui licenziamenti illegittimi arriva al 47,69% (i ’sì’ sono 90,66% in città), quello sui licenziamenti e il limite delle indennità arriva al 47,67% (ha detto ’sì’ l’89,4% dei bolognesi), mentre il referendum sulla causale per i contratti a tempo determinato si attesa al 47,68% (i ’sì’ sono 90,6%).
Affluenza al 47,73% per il quesito sulla sicurezza negli appalti (ha scelto il ’sì’ il 90,2% dei bolognesi). I ’sì’ sono leggermente inferiori se si comprende l’intera aera metropolitana, segno che Bologna resta un traino dal punto di vista della battaglia dei diritti. Ultima curiosità: sotto le Due Torri hanno votato più le donne (oltre il 49%) che gli uomini (al 46% circa).
Andrea Bonzi