Bologna, Michael Stipe dei Rem agli Orti della Braina

Lo storico leader del gruppo a cena da chef Ferrara

Michael Stipe (a sinistra) con lo chef Mario Ferrara

Michael Stipe (a sinistra) con lo chef Mario Ferrara

Bologna, 13 giugno 2019 - Quando è arrivato, in un luogo che già di per sé ha dell’incredibile, le persone sedute ai tavoli non ci credevano, eppure nessuno l’ha importunato per autografi, saluti o altro. Michael Stipe, storico leader degli «Ar-I-Em», per tutti, naturalmente Rem, martedì sera è andato a mangiare agli Orti di via della Braina, dove lo chef Mario Ferrara trasferisce la sua cucina dello Scaccomatto, d’estate, ormai da anni. Riconoscibilissimo, con gli occhiali dalla montatura grossa e scura, e il look degli inizi, quindi senza la lunga barba con cui aveva deciso di convivere per un certo periodo, Stipe è arrivato nella nostra città per un impegno, pare editoriale, ma nulla di più si sa, e si possono fare solo delle congetture: nel 2018 pubblicò per Damiani ’Volume 1’, «il primo di una serie di libri che presenteranno aspetti differenti della poliedrica personalità artistica di Michael Stipe» si legge nella presentazione.

All’interno, 35 fotografie raccolte dallo stesso artista negli ultimi 37 anni. di carriera che ricostruiscono, da una parte l’incontro dell’artista con alcuni dei più importanti protagonisti della storia americana e della cultura pop e dall’altra la visione intima e personale della sua sessualità. Stipe è arrivato in compagnia e ha scambiato qualche parola con lo chef Mario Ferrara, circa le sue intolleranze, ma la cena l’ha davvero gustata, all’ombra delle viti di questi Orti persi nel tempo, che sono dovuti sembrare un sogno. La cucina di Ferrara, che il 23 giugno sarà ospite della kermesse riminese Al Mèni ideata da Bottura (chef rock’n’roll per eccellenza) che recentemente è apparso in foto con Nick Mason dei Pink Floyd e Guy Berryman dei Coldplay, Ferraristi convinti) ha fatto il resto, perché Stipe ha mangiato con piacere davvero tutto quello che il sontuoso menu proponeva, ovvero taboulè di cous cous con verdure, calamari e una salsa di limone, poi cozze gratinate su crema di bietola piccante, pasta e piselli con gamberi e basilico infine fragole e sale di Cervia. 

«Gli ospiti sono impazziti – racconta lo chef – ma non hanno fatto nulla, perché i miei clenti sono così, discreti. Anche i ragazzi che lavorano con me non credevano ai loro occhi, come mia figlia, che da varie stagioni mi aiuta, che però si è sdraiata su un tavolo dalla gioia!». Lo chef, conosciuto per la sua empatia e, al contempo, riservatezza alla fine non ha resistito a una foto insieme che, pubblicata su facebook, ha fatto il giro della rete. Chissà se la voce di Losing My Religion, la canzone scritta da Peter Buck che conoscono tutti, è ancora in città! Bisognerà girare con gli occhi bene aperti.   

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