Requiem di Verdi, domani il gran giorno di Muti a Bologna

Il maestro dirigerà alle 21 al PalaDozza: evento gratuito, i biglietti sono offerti alla città da Illumia. Pochi i tagliandi ancora disponibili

Il maestro Riccardo Muti sarà sul palco assieme a 170 artisti

Il maestro Riccardo Muti sarà sul palco assieme a 170 artisti

È domani il giorno tanto atteso in cui il Bologna Festival propone al PalaDozza il ’Requiem’ di Verdi sotto la direzione di Riccardo Muti, con il sostegno di Illumia che offre i biglietti alla cittadinanza in cambio di un’offerta all’associazione ‘La Mongolfiera’, impegnata da anni a sostenere le famiglie di bambini con disabilità.

L’esecuzione avrà inizio alle 21 in punto; gli organizzatori raccomandano di accedere con anticipo alla struttura, che chiuderà inesorabilmente le porte d’ingresso alle 20.45, per consentire che tutti gli spettatori abbiano preso posto quando i quasi 170 artisti saliranno sul palcoscenico. I pochi ingressi ancora disponibili verranno distribuiti alla biglietteria del PalaDozza dalle 17 di domani.

Ma come porsi all’ascolto di questa ’Messa da Requiem’? Il titolo rimanda alla sua origine: nella liturgia della Messa cattolica, i testi principali vengono cantati per le feste solenni, e in occasioni particolari anche i maggiori compositori della storia hanno intonato grandiosamente quelle parole in lingua latina.

Verdi lo fece per una messa molto speciale: quella celebrata a Milano nel primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni. Dopo l’esecuzione in chiesa (1874), la partitura verdiana ha però preso la strada delle sale da concerto. Essendo il rito per un defunto, accanto ai testi della messa tradizionale (‘Kyrie eleison’, ‘Sanctus’, ‘Agnus Dei’) ne spuntano altri specifici, come il lungo ‘Dies irae, dies illa’ pieno di visioni apocalittiche rimandanti al Giudizio Universale. I cantanti non rappresentano dunque dei personaggi, come nell’opera lirica, ma intonano a turno e in varie combinazioni col coro singole porzioni di quei testi, esprimendo le suggestioni musicali che tali frasi hanno di volta in volta suggerito al compositore.

È però musica da ascoltare senza troppa preoccupazione per le parole latine, come se si trattasse di un grande affresco strumentale con la partecipazione anche di voci: una meditazione sonora – più che verbale – sul mistero della morte. Nondimeno, l’indole di Verdi ha reso tutto molto umano, come Michelangelo nel suo Giudizio Universale: così, quando le voci dei quattro solisti intonano a turno ’Salva me, fons pietatis’ (Salvami, o fonte di pietà), sembra davvero sentire l’implorazione di persone concrete farsi avanti una dopo l’altra in tono accorato, invocando all’infinito la misericordia divina; e la straziante preghiera del soprano ’Libera me Domine de morte aeterna in die illa tremenda’ (Liberami o Signore dalla morte eterna in quel giorno tremendo in cui la vita finirà) – dapprima lanciata come un grido di terrore, da ultimo sussurrata con spirito di totale sottomissione – sembra detta per conto di ognuno di noi che ascoltiamo impietriti dall’emozione.