"Resterò al mio posto, contro le ingiustizie"

Carlo Spongano dopo le multe dei giorni scorsi: "La città mi vuole bene e non approva quello che è successo. È stato triste".

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di Benedetta Cucci

Carlo, com’è andata ieri mattina?

"È passata tanta gente a salutarmi, a portarmi solidarietà, ma anche a sfogarsi, perché c’è molta rabbia, molto malcontento verso i vigili urbani. Sono in tanti a non poterne più di questa condizione, in una città un tempo più empatica. Non è solo la mia situazione che fa arrabbiare, ma anche quello che succede in piazza Santo Stefano, piazza Verdi, piazza dell’Unità... La gente legge o vede che i vigili vengono da me tutti i giorni con uno spreco di benzina assurdo, per così dire, ma se qualcuno li chiama la notte, non arriva nessuno. Come è possibile?"

Ieri mattina sono passati come al solito i vigili?

"No, stranamente non si è visto nessuno. Ho respirato un po’, perché poi la cosa triste è che spaventano le persone... Forti con i più deboli e deboli con i più forti, il detto vale sempre. Non è che io ne sia contento, ma registro che si sta diffondendo l’insofferenza verso le istituzioni: se ci sono politici che sperano di essere rieletti, credo rimarranno male. Una buona parte della cittadinanza non è d’accordo".

Con cosa?

"Con la gestione della sicurezza. Chiudi per un mese una strada con una transenna e ci metti due vigili, poi quando è notte non intervieni? C’è gente che alle 2 del mattino canta e urla in piazza Maggiore... Lasci fare? Però poi vieni multarmi di 400 euro perché bevo un caffè".

Lei è spesso in giro nella sua città?

"Adoro Bologna, mi piace vedere quando tramonta e quando si sveglia, tutti i giorni alle 6,30 arrivo in piazza a leggere il Carlino e a guardare la città che inizia il suo tran tran. Sono i miei rituali, insieme alle preghiere. Un giorno c’era gente che forse non era neanche andata a letto e faceva un gran baccano, suonava la batteria in piazza. Ho chiamato i vigili, ma niente..."

Quindi domani ritornerà?

"La gente vuole la città come era un tempo, solidale e sorridente, con me e Beppe Maniglia. Se gli studenti portano cultura, noi la esportiamo. C’è questo scambio che manca, la gente ha perso l’identità. Ma mi rendo conto che quando io sono lì, qualcuno passa anche tutti i giorni e magari mi lascia un euro, poi mi racconta di sé, dei suoi dolori, delle ansie che non riesce a raccontare nemmeno ai famigliari".

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