
Maxi-operazione anti droga, tra San Benedetto Val di Sambro e il quartiere Santa Viola di Bologna, quella dei carabinieri della Compagnia di San Lazzaro, comandata dal maggiore Giulio Presutti, con la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna. L’operazione, nella giornata di martedì, ha portato all’emissione di 12 misure cautelari, tre arresti in carcere, quattro arresti domiciliari e cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, per un totale di diciannove indagati di età compresa fra i 24 e i 62 anni. Si tratta di italiani e marocchini, tutti pregiudicati, che a vario titolo sono accusati dei reati di traffico di hashish, cannabis e cocaina, ricettazione e detenzione di armi.
La tragedia. Tutto è partito a seguito della morte, avvenuta a Granarolo nel 2019, della 40enne Viola Minguzzi, per un’overdose di droga di una partita ‘tagliata male’. Da lì i carabinieri del Nucleo Operativo di San Lazzaro, competente per territorio e che fa, ora, capo al luogotenente carica speciale Luciano Talarico e precedentemente dal capitano Gaetano Maiorana, hanno iniziato ad indagare sulla rete di spaccio che gravitava attorno a questo decesso. Da qui, dunque, è partita un’ulteriore indagine, quella attuale, conclusasi con l’emissione delle suddette misure cautelari chieste dal pm Flavio Lazzarini ed emesse dal gip Sandro Pecorella, che si è concentrata nel pieno periodo Covid, nella primavera 2020.
Le indagini. Quest’indagine ha permesso di evidenziare due nuclei di spaccio importanti, poi risultati collegati tra loro. I militari sono partiti dapprima mettendo in luce un gruppo composto prevalentemente da tre individui marocchini che, di base a San Benedetto, gestivano un traffico di droga tra l’Appennino e la città. Un gruppo che, a sua volta, si appoggiava a tre individui marocchini, di base a Bologna. Gruppo quest’ultimo che è stato di difficile identificazione e che ha necessitato di svariati pedinamenti ed intercettazioni video ambientali: i soggetti infatti non avevano mai ruoli ben distinti, a volte erano galoppini, a volte grossisti. A rendere ancora più complicato lo smantellamento di questo gruppo anche il fatto che gli aiutanti di questi soggetti erano spesso infedeli nei confronti del ‘capo’ e cercavano di fregarlo per mezzo degli altri grossisti. La droga, inoltre, spesso veniva nascosta nei boschi dell’Appennino per evitare rischi in caso di perquisizioni domiciliari.
L’intermediario. Questi trafficanti hanno portato a un intermediario clou: avvocato, 45enne umbro, ora radiato dall’Albo. L’uomo ha permesso di evidenziare il collegamento con un altro gruppo di spacciatori con sede a Santa Viola e precisamente all’interno dell’abitazione del grossista di riferimento: un 25enne italiano, ora in carcere, che vive con la sorella minore e la famiglia. Il giovane gestiva un intenso traffico di droga sul suo territorio: dalle intercettazioni sono state evidenziate oltre mille cessioni di droga per mano di sodali del 25enne. Cessioni che, spesso, avvenivano nei pressi dell’abitazione di Santa Viola, a volte anche tramite il lancio di ‘pezzi’ o palline di stupefacente dalla finestra dell’abitazione del 25enne. Presso l’abitazione erano detenute anche due pistole: una Beretta 762, poi risultata rubata in una casa di Ferrara, e una glock scacciacani modificata per essere funzionante. Le misure sono state eseguite in contemporanea anche a Firenzuola e a Sermide di Mantova dove si erano trasferiti, nel frattempo, due destinatari di misura cautelare. Il sindaco metropolitano Matteo Lepore ha ringraziato i carabinieri per l’operazione.
Zoe Pederzini
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro