Bologna, rimozioni auto, Grossi indagato per truffa

L’accusa parla di “tariffe del carroattrezzi gonfiate“. Venti qutomobilisti hanno presentato querela ai vigili

Un automobilista denuncia di avere pagato quasi 86 euro più del dovuto (Dire)

Un automobilista denuncia di avere pagato quasi 86 euro più del dovuto (Dire)

Bologna, 29 ottobre 2017 - Una rimozione ritenuta sospetta, per modi e importi pagati dall’automobilista. Un’anomalia che ha indotto proprio la polizia municipale – che per quella rimozione aveva chiesto l’intervento del Centro dell’Auto – ad andare a fondo, passando al setaccio le ricevute staccate nel 2015 e nel 2016. È partita così l’inchiesta dei vigili, coordinati dal pm Antonella Scandellari, che vede oggi indagato il titolare dell’impresa di rimozioni, il 73enne Sabino Grossi. L’ipotesi di reato contenuta nell’avviso di fine indagini recapitato all’imprenditore nell’estate è di truffa aggravata dall’essere di fatto concessionario di pubblico servizio. Per il pm Scandellari, Grossi avrebbe, in concorso con alcuni suoi dipendenti in corso di identificazione, fatto pagare cifre superiori alle tariffe – stabilite dal Comune con l’appalto – a oltre il 30 per cento degli automobilisti per i quali era stata attivata la rimozione, poi non conclusa proprio per l’arrivo sul posto del titolare dell’auto.

Venti gli automobilisti che hanno presentato querela ai vigili, per importi extra applicati sui verbali tra marzo e aprile 2016, che vanno dai 9,80 euro a 85,91 nel caso economicamente più rilevante, per un totale di maggior esborso di circa 700 euro. Tutti e venti i casi sono accomunati dalla stessa caratteristica: si tratta di rimozioni attivate dai vigili, presenti sul posto per sanzionare gli automobilisti, ma poi non completati per l’intervento del proprietario dell’auto. Come previsto dall’appalto, l’automobilista può pagare sul posto l’addetto del carroattrezzi per evitare la rimozione e la consegna in deposito dell’auto, secondo un tariffario stabilito dal Comune.

A far partire l’inchiesta è stato un episodio accaduto il 10 aprile 2016, alla presenza dei vigili. In via Galliera gli agenti avevano riscontrato la sosta irregolare davanti a un passo carraio di un’auto, attivando quindi il carroattrezzi. L’addetto, arrivato sul posto, aveva iniziato ad applicare le funi all’auto, alzandola, «ma non aveva ancora agganciato la cosiddetta ‘barra rigida’ che rende definitive le operazioni», ricostruiscono gli agenti, quando arriva sul posto il proprietario con un amico. Subito viene segnalata la presenza del titolare del mezzo al gruista che, però, continua l’operazione di aggancio, spiegando che c’erano auto in attesa lungo la strada e che si sarebbe spostato.

Fin qui, nulla di irregolare per i vigili che credevano che il carroattrezzi si sarebbe fermato poco più avanti, senza intralciare il traffico, per scaricare e restituire l’auto. Invece, il gruista, caricato il proprietario in cabina, è arrivato fino al deposito di via Jacopo di Paolo. È bastato questo perché i vigili decidessero di seguire la scena a distanza e, una volta uscito l’automobilista dal deposito, gli hanno chiesto quanto avesse pagato per il servizio. Ottanta euro, tramite bancomat, è stata la risposta, esibendo la fattura, ma per i vigili l’importo corretto da applicare in quel caso avrebbe dovuto essere 64,68 euro. E questo perché a determinare l’importo finale concorrono sette diversi parametri: se il giorno dell’intervento è un festivo o un feriale, se l’ora della chiamata avviene in fascia diurna (6-22 o 22-6) o notturna, la massa del mezzo (1,5 tonnellate), il diritto di chiamata, l’eventuale operazione di carico-scarico, l’indennità chilometrica e la distanza chilometrica effettivamente percorsa dal deposito al luogo dell’intervento.

Convocato dai vigili il personale del Centro dell’Auto coinvolto in quell’intervento, è stato sostenuto che il rientro al deposito era stato dettato dalla dimenticanza del blocchetto delle ricevute e che gli 80 euro fatti pagare erano «un errore da imputare a un nuovo programma di gestione dati». La Municipale ha quindi sequestrato i blocchetti di ricevute di rimozioni del 2015 e 2016. Delle 3.827 ricevute sequestrate, 1.146 riguardavano le rimozioni richieste da vigili. E per gli inquirenti, rifatti i conti, «353 (30,8%) sono risultate viziate da evidenti maggiorazioni» di almeno 5 euro.

In un campione di 50 automobilisti convocati dai vigili, in 20 casi sono state riscontrate presunte irregolarità di tariffa. Troppi, secondo la municipale, per sostenere «la tesi dell’errore materiale o dell’erronea condotta individuale del singolo operatore». Inoltre, scrivono gli agenti, «si sono riscontrate sistematiche violazioni del contratto stipulato tra il Comune e il Centro dell’Auto», perché «in nessuna rimozione con consegna sul posto è stato compilato e consegnato il verbale di rimozione». In più le ricevute «analizzate sono state compilate con poca diligenza in quanto solo raramente vengono indicate le operazioni compiute dal gruista», non permettendo così una verifica degli importi dovuti.

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