Bologna, protesta ristoratori. "Così rischiamo di chiudere per sempre"

L'ex grillino Favia ha consegnato a Merola la chiave simbolica dei locali. Il sindaco: "Lavoreremo tutti per una riapertura adeguata"

Favia in Comune per la protesta dei ristoratori (Foto Schicchi)

Favia in Comune per la protesta dei ristoratori (Foto Schicchi)

Bologna, 29 aprile 2020 - Sono partiti accendendo le luci dei loro locali, ieri sera. Oggi baristi e ristoratori sono passati alla fase due: hanno consegnato la chiave simbolica dei loro locali. A guidare la ribellione a Palazzo d'Accursio, l'ex grillino Giovanni Favia oggi proprietario del 'Va mo là' in zona universitaria, e altre attività che contano una ventina di dipendenti, che, con altri colleghi, ha spiegato al sindaco Virginio Merola che con la riapertura ritardata "le nostre attività non riuscirebbero più ad aprire".  

Il motivo di tale 'agitazione' che sta coinvolgendo anche altri esercenti in giro per l'Italia è denunciare la situazione di grave rischio di questi due mesi di stop imposto per il Coronavirus. Del resto, si sa, bar e ristoranti, sono tra i più falcidiati dal lockdown. E la stessa riapertura, per questo tipo di locali, è stata posticipata al primo di giugno. L'iniziativa fa seguito alla manifestazione nazionale "Risorgiamo Italia", durante la quale gli esercenti hanno acceso le luci delle loro insegne e vetrine.

 

A  Bologna, si sono riuniti sotto il gruppo Facebook 'Movimento imprese ospitalità-Bologna',  e già una ventina di ristoratori e baristi sono stati fotografati. L'obiettivo "non è una protesta contro il sindaco", ma anzi di chiedergli di essere "portavoce con il presidente del Consiglio dei nostri problemi, che sono problemi di tutta Italia", spiega Favia.

L'allarme lanciato è serio: le imprese non hanno ancora ricevuto gli aiuti necessari, e chi ne ha fatto richiesta si è scontrato con la trafila burocratica, considerato che "gli istituti bancari sono aperti al 20% quindi non si riesce proprio ad avere accesso fisicamente alla banca per iniziare le pratiche che comunque sono lunghe e complesse", denuncia l'ex grillino.  Che aggiunge: "Questo è un grido disperato. Se loro non sono capaci... Noi capiamo che ci siano da trovare tanti soldi, ma non sei obbligato a stare in quel palazzo su quella poltrona", dicono i ribelli in riferimento a Giuseppe Conte.

"Il rischio - fa sapere Favia - è di un 'effetto domino' che andrà a colpire le piccole e medie imprese di commercio e pubblici esercizi, vale a dire 'la spina dorsale del paese', quelle che hanno il maggior numero di occupati e sono il maggior numero assoluto di imprese". Infine, tanti altri i problemi lamentati: dalla troppa burocrazia, alle difficoltà ad accedere a prestiti e mutui, agli aiuti da parte del governo insufficienti. Pronta la replica del sindaco Merola: "Prendiamo questa chiave con l'impegno di riconsegnarla al più presto, perché dobbiamo lavorare tutti per una riapertura adeguata. Condivido pienamente quanto detto da Favia e mi farò interprete come sto già facendo".  

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