Bologna, il piccolo robot che parla con i bimbi malati

Donato da Golinelli alla pedriatria del Sant’Orsola, li aiuterà a gestire paura e rabbia

Marino con.. Marino. A donare il robot alla pediatria del Sant’Orsola è stato Marino Golinelli (Schicchi)

Marino con.. Marino. A donare il robot alla pediatria del Sant’Orsola è stato Marino Golinelli (Schicchi)

Bologna, 21 marzo 2017 – Sa ballare, cantare e, sopratutto, ascoltare  e rispondere alle domande (guarda le foto). E’ dotato di un’intelligenza sufficiente per interagire con i bimbi malati e aiutarli a superare i momenti più bui del ricovero. Ecco Nao, per gli amici Marino, la nuova, preziosa compagnia dei bambini della Pediatria del Sant’Orsola di Bologna. Il piccolo robot umanoide è stato denato dal mecenate Marino Golinelli, assieme alla moglie Paola, all’unità operativa diretta da Andrea Pession.

Il robot, prodotto dalla francese Aldebaran robotics, è alto 60 centimetri e pesa poco più di quattro chili. E’ dotato di telecamere, microfoni, altoparlanti, sensori tattili e un giroscopio per l’equilibrio, che gli consentono di camminare, cadere, alzarsi, sedersi e ballare, e rispondere alle domande dei bambini. Marino, infatti, è programmato per restare da solo con i piccoli pazienti e interagire con loro, fare domande e registrare le risposte, in modo da aiutare i medici a capire le loro emozioni più profonde, in particolare nei bambini alle prese con le cure oncologiche. Il robot, proprio per le sue caratteristiche, li aiuterà a riconoscere e accettare sentimenti come rabbia, tristezza o paura, che spesso vengono bloccati dal timore del bambino di essere rifiutato dall’adulto, in un momento delicato come quello vissuto in ospedale.

GUARDA IL VIDEO DEL ROBOT CHE BALLA

Marino è stato presentato questa mattina al Sant’Orsola, alla presenza della famiglia Golinelli, assieme alla direttrice del Policlinico Antonella Messori, al rettore dell’Alma Mater Francesco Ubertini e all’équipe che sarà coinvolta nel progetto. Si tratta infatti di una ricerca innovativa. In ambiente ospedaliero, i robot come Nao finora sono stati pensati a scopo educativo oppure ludico, per esempio per ridurre la paura prima di esami invasivi o dolorosi. In questo caso, Marino sarà utilizzato per valutare il riconoscimento delle emozioni nei piccoli pazienti oncologici, mettendo poi a confronto i risultati con quelli di altri due gruppi: da un lato bambini malati cronici non oncologici, dall’altro coetanei sani. Il progetto, ideato dalla dottoressa Dorella Scarponi, durerà un anno e coinvolgerà 60 bambini in tutto, 20 per ogni gruppo.

In ogni seduta (individuale), Marino esprimerà le principali emozioni, sia positive che negative, e chiederà al bambino di riconoscerle e nominarle. In caso di errore, il robot mimerà al bambino l’emozione ‘sbagliata’ per fargli notare le differenze. Marino registrerà tutto e dopo tre mesi il test sarà ripetuto. «Sono un uomo fortunato – commenta Golinelli, vicino al ‘suo’ piccolo robot – il merito è tutto di mia moglie Paola, che ha portato avanti questa iniziativa».

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