Incidente mortale, dentista ucciso. A processo 12 anni dopo

Nello schianto perse la vita Rocco Salvatore Galletta. Secondo un testimone l’automobilista lo urtò dopo un diverbio

Nel riquadro il dentista Rocco Salvatore Galletta

Nel riquadro il dentista Rocco Salvatore Galletta

Bologna, 21 maggio 2019 – Ancora sotto accusa. Ancora dovrà difendersi in un processo per quello schianto di 12 anni fa dove perse la vita lo scooterista Rocco Salvatore Galletta, dentista bolognese di 61 anni. Il gup Sandro Pecorella, dopo un’ora e mezza di discussione e la richiesta di proscioglimento del pm Antonella Scandellari, ieri pomeriggio ha rinviato a giudizio un 49enne di Castel San Pietro per morte come conseguenza di altro reato, ovvero di violenza privata, «perché con l’auto invadeva il tratto occupato da Galletta – così nel capo di imputazione –, spingendolo verso i margini, come ripercussione per una presunta discussione».

I fatti. Otto maggio 2007, rotonda Romagnoli, incrocio con via Togliatti: un’Alfa Romeo 147 travolge il Foresight con in sella il dentista. Scrive il pm che la macchina, dopo aver intercettato la traiettoria dello scooter, sarebbe andata a collidere con il fianco destro dello stesso, provocando la caduta del centauro che, «scivolando per circa 17 metri, urtava un grosso palo». Un impatto devastante per il dentista che spirò poco dopo in ospedale. Con il 118, sul posto arrivò anche la Municipale per i rilievi e per sottoporre all’alcoltest l’automobilista: negativo. Secondo la ricostruzione di un testimone, Galletta viaggiava a velocità sostenuta e aveva tentato di superare l’Alfa credendola in uscita dalla rotatoria. Il caso finisce in tribunale per il suo normale decorso con l’imputato (il conducente della 147) chiamato a difendersi dall’accusa di omicidio colposo. A novembre 2008 il giudice Valentina Tecilla lo assolve e la sentenza passa in giudicato. Per il tribunale, all’automobilista, sebbene avesse cercato in prima battuta di negare la collisione, «non è possibile muovere alcun addebito dal momento che viaggiava a velocità adeguata allo stato dei luoghi e prudente, seguendo una normale traiettoria all’interno della corsia di destra della rotatoria, e non ebbe il tempo di adottare una manovra di emergenza efficace quando la moto cambiò traiettoria».

La svolta. Fine dei giochi. Perlomeno fino al 2011 quando l’avvocato Gabriele Bordoni (per i fratelli della vittima) presenta un esposto in Procura con le dichiarazioni di un nuovo testimone che – racconta –, quel giorno, dietro a 147 e scooter, prima di raggiungere la rotatoria, aveva assistito a un alterco tra i conducenti. L’auto poi inseguì lo scooter, fino allo schianto, di cui non comprese la gravità tanto da andarsene.

Il fascicolo è rimasto contro ignoti fino al 2015, passando per tre richieste di archiviazione tutte rigettate, fino all’imputazione coatta del 15 febbraio scorso. «Tutto quello che stiamo facendo – dicono ora i fratelli del dentista – lo facciamo per ottenere giustizia in memoria di Rocco». «Confido – il commento dell’avvocato Gemma Gasponi per l’imputato – che il processo riconsegnerà una realtà storica identica a quella del giudizio di primo grado dove venne esclusa che vi sia stata una manovra idonea a generare la collisione». Prima udienza il 17 dicembre.

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