FRANCESCO MORONI
Cronaca

Romano Reggiani, l’America a Bologna

L’attore ha partecipato all’ultimo film di Avati: "Magico, resterà come un classico. E ora arriva qui un’accademia di cinema"

Romano Reggiani, l’America a Bologna

Romano Reggiani, in piedi, nella foto di Elen Rizzon assieme all’attore Filippo Velardi

Da Bologna a Venezia, per chiudere la Mostra del Cinema. Un viaggio sempre in compagnia di Pupi Avati che, già da tempo, l’ha scelto per i suoi lavori. L’ultimo è L’orto americano, film in Selezione ufficiale, fuori concorso, alla Mostra, che ha riscosso un notevole successo e che vede recitare anche Romano Reggiani, 30 anni, attore bolognese innamorato della sua città. "L’horror gotico" in bianco e nero di Avati è ambientato a Bologna ai tempi della Liberazione, ma arricchito da una parte girata in Iowa. D’altronde, "l’America rurale è del tutto simile alla nostra Emilia-Romagna", ha commentato il regista.

Reggiani, tante emozioni?

"Ero al Festival invitato da DueA Film, Minerva Pictures e Rai Cinema (che hanno prodotto il film, ndr) ed è stato meraviglioso. Nel film faccio un cameo, partecipo a un momento topico. Sono stato onorato di andare a Venezia, oltretutto il film è andato benissimo...".

Ci racconti.

"Abbiamo assistito a oltre sette minuti di applausi, a mezzanotte e mezzo, con tutti i ritardi del caso. E questo rende l’idea".

Come lo descriverebbe?

"È splendido. E penso anche che non sia un film gotico come sento ripetere, ma un vero classico, che rimarrà tale. Cita il cinema anni ‘60 e si rifà alla regia americana, riuscendo a raccontare la provincia statunitense come la nostra. È magico".

A Venezia è stata la sua prima volta?

"No, c’ero già stato nel 2018, quando ho ricevuto il premio Kinéo ‘diamanti al cinema’ e il premio speciale ‘Giovani promesse del cinema e dell’audiovisivo’. Lavoravo già dal 2015, ma nel 2018 ho accelerato annunciando anche la partecipazione a grandi progetti, come Lamborghini (il film diretto dal premio Oscar Bobby Moresco, ndr)".

Insomma, il lavoro continua a portare soddisfazioni...

"Direi di sì, e questo anche grazie a Bologna".

Qui ha trovato la sua dimensione definitiva?

"Assolutamente. E sto cercando, imperterrito, di riuscire a portare qui anche il cinema".

In che senso?

"Non intendo il lavoro della Film commission, ma creare una realtà accademica diversa. Ci sto riuscendo...".

Ci dica di più.

"Nel 2025 nascerà Aleo Factory, un’accademia per chi vuole intraprendere la strada del cinema partendo proprio da qui, da Bologna. Ho pensato di creare insieme con Alessandro Leo e la sua ‘Aleo Film’ una realtà privata che, a un prezzo quasi inesistente, garantisce un percorso di quattro giorni a settimana, per poi seguire gli studenti nel lavoro con le varie agenzie e produzioni".

Poi c’è la musica nella sua vita...

"Sì. Anche se ora non è facile avere tempo da dedicarle".

Altri lavori in vista?

"Il prossimo anno uscirà finalmente la serie Netflix, Il Gattopardo. Poi ho finito una serie insieme con Marco Bocci, diretta da Beniamino Catena e prodotta da 11 Marzo film, che andrà in onda su Canale 5. Una delle serie di punta della stagione in arrivo, oserei dire".