"Rudic e la compagna litigarono Consolato si mise in mezzo"

Le testimonianze al processo sulla morte di Ingenuo. La difesa: "Il serbo e la vittima si conoscevano appena"

Migration

"Mio figlio chiede ancora del suo papà". Ha testimoniato in aula davanti alla Corte d’Assise, l’ex compagna di Consolato Ingenuo, il 42enne calabrese trovato senza vita in un dirupo di Vergato all’alba del 30 luglio 2019. Per quella morte sono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere Ivan Rudic, serbo 34enne, e Mihai Nutu Apopei, romeno di 50 anni. La donna è parte civile per conto del figlioletto di 6 anni avuto con la vittima; lo sono anche i due fratelli di Consolato, rappresentati dagli avvocati Francesco Antonio Maisano e Alberto Bernardi. Tra i testi, la ex compagna di Rudic, la quale ha ripercorso la serata del presunto omicidio raccontando di essere andata a casa dell’ex e di avere litigato col fidanzato. Ingenuo, lì presente, si sarebbe messo in mezzo, nonostante gli fosse intimato di non intromettersi. "Il fatto che abbia cercato di difendere la donna può essere stato un ulteriore movente? – si chiede ora l’avvocato Maisano –. E lei colloca la vicenda all’una di notte, smentendo gli imputati che sostengono di avere salutato Ingenuo alle 23". Rudic è difeso difeso dagli avvocati Duccio Cerfogli e Gabriella Moccia: "Consolato e Apopei si conoscevano da tempo, e, hanno rivelato i parenti, quando si vedevano capitava alzassero il gomito. Con Rudic si conoscevano appena". Il 10 marzo si deciderà della rogatoria internazionale con cui sentire la testimone chiave, la fidanzata di Ingenuo ora in Australia: lo videochiamò poco prima della morte.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro