Rulli Frulli: una big band fatta da ’ragazzi speciali’

Il gruppo creato da Federico Alberghini ha 78 elementi dai 12 ai 30 anni dei quali 18 sono diversamente abili. Hanno suonato per il Papa e per Conte

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di Gian Aldo Traversi

C’è un mondo nuovo da ascoltare, una via per nutrire l’inclusione che è diventata un metodo di studio della Cattolica di Milano, suonato e cantato dai Rulli Frulli, marching band nata a Finale Emilia dalle macerie del terremoto del 2012. Settantotto elementi, 18 diversamente abili, che il ’padre’ del progetto, il batterista Federico Alberghini chiama "i ragazzi speciali". È l’appuntamento clou di stasera (dalle 21.30) della sesta edizione di Janz, festival dell’area metropolitana firmato Gabriele Molinari, ospitato nel parco Rosamunde Pilcher di Anzola.

Alberghini, che significa essere Rulli Frulli?

"È come entrare in un brodo cosmico dove tutte le persone sono sintonizzate tra di loro, dove tutte le barriere vengono giù. Il più giovane del gruppo ha 12 anni, il più anziano 30. Il nostro rock elettronico s’ispira agli Arcade Fire, spalmato su quattro chitarre, due bassi, due fiati, cinque violini elettrici, due cantanti. Gli altri sono percussionisti-batteristi. I brani tutti originali".

Chi guida la banda?

"Siamo in quattro insegnanti della Fondazione Scuola di Musica Carlo e Guglielmo Andreoli di Mirandola, sospesi tra terra e cielo per avere inciso il sesto disco con gli strumenti auto-costruiti con materiali di recupero. Il quartier generale è la stazione delle corriere in disuso di Finale".

L’incontro col Papa.

"Nel 2012, dopo il terremoto, venne a Mirandola per benedire l’apertura del duomo. Il giorno prima mi chiamarono per fare un corso su come si saluta un pontefice, ma Francesco appena mi ha visto mi ha abbracciato. L’anno scorso ci chiamò al Sinodo dei Giovani al Circo Massimo davanti a 90mila ragazzi, con diretta su Tv 2000. Al metodo Rulli Frulli, musica percussiva senza barriere, si applicano 2800 ragazzi in tutt’Italia. A Roma il punto di riferimento è Gianluca Nicoletti, il cui figlio Tommy suona il tamburo nei Frulli Ribelli".

L’esibizione di Piazza Montecitorio?

"Una giornata da incorniciare: il 29 luglio scorso il più entusiasta era il premier Conte, Fico quello con più ritmo. A sostenerci è sempre stato Stefano Bonaccini. Dopo il terremoto noi musicisti di Finale abbiamo perso la casa, ma grazie al sostegno dell’Harley Davidson e di Mani Tese il presidente ha sempre cercato di darci una mano".

Quante le tappe dei tour?

"Una trentina tra maggio e ottobre in tutte le piazze. Ci muoviamo in 150 coinvolgendo genitori e appassionati. Martedì eravamo Monza a esibirci con Elio. A Bologna abbiamo suonato l’anno scorso in piazza Verdi e a Palazzo Re Enzo".

Il lockdown?

"Ci ha infastidito, ma l’abbiamo o trasformato in opportunità inventandoci laboratori online che ogni ragazzo della banda poteva scegliere, scritture e testi a cui partecipano Cristina Donà e Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione. Belle le esperienze del laboratorio di scenotecnica di Michele Bernardi e le 10 puntate della Pimpa con Altan che disegnava in contemporanea ai nostri spettacoli".

L’appeal della tv?

"Siamo stati a CasaMika e a Tutto il bello che c’è di Rai Due". Chiamate dai talent?

"Più d’una, ma abbiamo scelto di non andarci, l’idea di fare una gara sulla musica si commenta da sola".

Sanremo?

"Mika ci ha chiamato tre anni fa, ma ci voleva solo in 20. Invito declinato".

Altre novità?

"È nata Astronavelab, progetto per cui dieci ragazzi fanno oggetti particolari di design per la casa recuperando il materiale dal legno delle barche. L’inaugurazione è prevista per settembre".

All’estero che si dice dei Rulli Frulli?

"Ci arrivano messaggi forti, una bella spinta. Se non fosse per la pandemia saremmo a New York per esibirci alla scuola Marconi di Manhattan, al Columbus Day e al Consolato italiano. Un viaggio solo rimandato".

 

 

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