Salaborsa Lab, un ponte tra mondo reale e digitale "Ecco il mio gioco di luci"

L’architetto Fornasari racconta il nuovo progetto nato in vicolo Bolognetti "Ho lavorato con le suggestioni cromatiche e riprodotto l’occhio del Ciclope"

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di Benedetta Cucci

Un laboratorio, una fucina, un luogo del ‘fare’ manuale e digitale. L’aveva presentata così la nuova Salaborsa Lab al piano superiore di vicolo Bolognetti, la direttrice del settore Biblioteche Veronica Ceruti, lo scorso dicembre. Cadeva il ventesimo compleanno della storica biblioteca in piazza Maggiore e la previsione di un nuovo spazio (nell’ex biblioteca Ruffilli) dedicato particolarmente al mondo digitale – tra coding, robotica, fab lab, gaming e retrogaming (la Cineteca ha donato l’archivio videoludico) –, insomma un luogo di sperimentazione nel campo della lettura ad alta connettività e iper tecnologico, era la miglior celebrazione possibile per il futuro della città. Oggi quel Lab – perché c’è da scommettere che gli adolescenti, cui il posto è dedicato, lo chiameranno così – sta per essere inaugurato. Succederà a fine maggio.

La visione dell’architetto Fabio Fornasari, la cui proposta è risultata la migliore delle sei arrivate al Comune, è quasi realtà, tra ispirazione all’arte antica, cultura pop, omaggio ai maestri dell’architettura, una forte versatilità nel design e un continuo dialogo tra passato e presente, che d’ora in avanti conviveranno in quello che fu il convento di San Leonardo delle monache cistercensi-orsoline, che qui si insediarono nel 1559.

Già l’ingresso di questa "città incantata" della lettura evoluta e animata dalle attività del gruppo Liquid Lab, spiega molto bene gli intenti progettuali di Fornasari, bolognese che ha sempre lavorato più fuori porta che all’ombra delle Due Torri, dove però, dal 2014, è direttore artistico del Museo Tolomeo dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza. Già dalla prima visita al luogo designato, nella sua immaginazione si è creata una narrazione che si è trasformata in design empatico.

"Ho visto subito questo luogo con una prospettiva rigorosa che mi richiamava il ‘Trattato di architettura’ di Sebastiano Serlio – spiega Fornasari –, con la luce che dall’oculo ci guarda come un Ciclope e ho cominciato a ragionare sul tema di questo occhio da ripetere più volte. Poi, scendendo la scala e ritornando al piano terra, ho visto la pittura canossiana che mi è tornata in mente solo più tardi, come suggestione cromatica per creare l’ingresso del Lab, messo in relazione anche con la figura della foglia del ginkgo biloba della Salaborsa".

Ecco come funziona la creatività: un insieme di dati che danzano e confluiscono in un pensiero unico, in questo caso di Fornasari, che ha immaginato cinque ingressi di diversi colori in cinque pannelli – il primo, a simboleggiare il Lab, è nero, come il personaggio ‘Senza volto’ di Miyazaki e contiene gli altri quattro (quindi non ha un titolo specifico) –, per entrare cinque volte nello stesso spazio e in cinque immaginari: data, literacy, steam e community sono le declinazioni ‘parlanti’ in senape, rubino, magenta e blu cielo.

"Ma è anche la ripetizione del Ciclope alto e grande – sottolinea l’architetto –, che ha un suo alter ego nella traccia di focolaio che c’è nella sala ex refettorio, e che ho pensato come una sorta di patriarca, senza occhi, austero…". La caratterizzazione nel progetto di queste figure mitologiche è data da cerchi luminosi che saranno apposti in alto sulle porte e pure il cromatismo emerge da un’intuizione pittorica e diventa simbolico: in pratica si rifà ai colori dell’affresco canossiano ai piedi della scalinata.

Un gioco di rimandi di grande fascino s’insinua anche nei tavoli uniti come dei serpenti che si ispirano alla Madonna del Serpente racchiusa in una teca nella sala principale, che ospita anche sedute a forma di onde dove ci si può sedere a leggere in maniere non consuete, facendosi tante domande anche sulla cupola posta al centro, realizzata coi materiali di risulta del cantiere. Altro che realtà virtuale.

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