"A Bologna sei povero se guadagni meno di 1500 euro netti al mese e non hai casa di proprietà o entrate che aumentino livello di rendita". Apre così Michele Bulgarelli, segretario Cgil Bologna, la presentazione dei risultati dell’indagine sociale realizzata dal sindacato assieme a Ires E-R, Cgil Imola, Piazza Grande, Arci, Udu e il gruppo Link. Un campanello d’allarme dopo l’analisi di oltre 8mila questionari. "Lo strato basso non vuole più esporsi per migliorare le proprie condizioni – continua Bulgarelli –. Il lavoro rischia di non essere più lo strumento principale di emancipazione". I risultati arrivano dall’analisi di alcune variabili (fonte di rendita, investimenti, fascia di reddito complessiva, abitazione, titolo di studio e stato di salute) e dei tre strati sociali (alto, medio, basso). "La prima dimensione è la sanità, dove il 50% del campione afferma di aver rinunciato ad alcune prestazioni. Segue la casa: il 46,7% potrebbe cambiare comune in cui cercare – dato atteso secondo Gianluca De Angelis (Ires E-R) – a causa di costi elevati". Secondo Ilaria Ayoni di Piazza Grande "non bisogna dare per scontato che tutti possano accedere ai servizi", l’istruzione "rischia di cristallizzare le distanze anziché ridurle", dice Jules Baretta di Link. E poi "gli studenti appartengono allo strato più basso, così si va verso una loro espulsione dalla città", afferma Carlo Nadotti di Rete degli universitari – Udu. De Angelis affronta il tema del lavoro: "I giovani lavorano di più ma guadagnano meno dei più esperti", infatti la diversa remunerazione determina distanze significative.
Giovanni Di Caprio