CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Salmone adulterato: “Contraffatte le scadenze”. Un suicidio e una causa civile

Dopo la donna finita in coma a Bologna, un altro caso per la stessa azienda di Ancona. La vedova: “Mio marito lavorava lì, era angosciato per ciò che accadeva. Le etichette venivano staccate con il phon e sostituite, lui ha filmato tutto”

Roberta Fallavena, finita in coma a Bologna a causa della Listeria nel salmone

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Bologna, 19 marzo 2025 – “Io e mio marito vivevamo in simbiosi. Lui era il pilastro della famiglia, era tutto per me e mio figlio. Se n’è andato nel settembre 2022. Ci manca tantissimo, ci manca ogni giorno. E ancora non siamo riusciti ad avere giustizia”.

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Salmone adulterato, i video in tv: causa in corso dopo un suicidio. “Giustizia per mio marito”

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D. T. racconta tutto, con immensa fatica, ma anche con grande fermezza. Il marito si è impiccato in un centro commerciale dell’Anconetano. Addosso aveva un biglietto: ‘Speravo di potervi dare una nuova vita. Vi voglio bene. Siete state le persone che mi hanno amato più di tutte’. Lavorava in un’azienda di prodotti ittici del posto: da tempo “lui aveva notato che si utilizzava l’asciugacapelli per eliminare la colla delle etichette con la data di scadenza apposta dal produttore – racconta la vedova –, si rimuovevano le etichette e se ne apponevano di nuove con date di scadenza successiva” di diversi giorni. Da dicembre è in corso una causa di lavoro ad Ancona per atti persecutori contro il dipendente.

Due settimane fa, il Carlino ha pubblicato la notizia di una donna bolognese, Roberta Fallavena, finita in coma dopo aver mangiato del salmone acquistato al supermercato e avere preso un’infezione da Listeria: a Bologna il pm ha chiesto il rinvio a giudizio, si procede per lesioni colpose gravi e commercio di sostanze alimentari nocive, è imputato il legale rappresentante della ditta importatrice. L’azienda in questione è la stessa contro cui è in corso il procedimento civile ad Ancona.

“Quando l’avvocato mi ha inoltrato l’articolo del Carlino, io e mio figlio ci siamo messi a piangere. Era proprio quello che diceva mio marito”, le parole della vedova, che nel procedimento ad Ancona è assistita dall’avvocato Andrea Paternoster del Foro di Bologna. Nell’atto, si legge che la ditta, in violazione delle disposizioni legislative nazionali e comunitarie, allungava la vita degli alimenti che metteva in commercio con contraffazione delle date di scadenza. L’operazione di sostituzione delle etichette veniva demandata ai magazzinieri.

Le registrazioni video non lasciano dubbi”, nota la vedova. Poi, gli sbalzi termici (uso prolungato del phon sui prodotti, ndr) inficiano la qualità dei prodotti ittici. Il salmone in particolare è soggetto a contaminazione da Listeria monocytogenes, batterio molto pericoloso che causa la listeriosi, si trova nel pesce crudo e affumicato e riesce a sopravvivere alle temperature del frigo. Infezioni che nei casi più gravi possono portare al decesso. Si parla di una vera e propria pandemia: dal 2019 al 2024 ventidue i malati e cinque i morti. In genere, i prodotti ittici possono essere contaminati anche da Campylobacter, Stafilococco e Salmonella, pericolosi soprattutto per gli anziani, le donne in stato di gravidanza e i bambini.

Ma andiamo indietro al 2021. “L’ultimo anno di vita di mio marito è stato drammatico – spiega D. T. –. Era una persona tranquilla, riservata, estremamente corretta. Una persona onesta. C’erano delle cose che non gli tornavano. La storia delle etichette lo preoccupava moltissimo. Lì lo facevano da tempo. Gli era stato detto che era un accordo che aveva la ditta, che potevano farlo, ma lui aveva dei dubbi. Per capire se fosse tutto in regola si rivolse a un avvocato (non lo stesso che ci segue oggi) e si procurò delle prove: fece video e registrazioni audio in azienda, che documentavano tutto. Intanto, al lavoro, cercava di rifiutarsi di cambiare le etichette. ‘Allora stai a casa, il lavoro è questo’, gli veniva risposto.

Un giorno, mi disse: ‘Era tutto irregolare, ti rendi conto? Il salmone lo mangiano anche i bambini. Mi hanno fregato’, una frase che diventò una cantilena. Quei momenti hanno decretato la fine di mio marito: messo davanti all’evidenza, è completamente cambiato. Era l’agosto 2021. Iniziò a fare ricerche sul web, a dire: ‘Possono finire nei guai, posso mettere voi nei guai’. Si riferiva soprattutto a mio figlio, che nel frattempo si è laureato con 110 e lode. In seguito, quando gli chiedevo come stesse, si limitava a scuotere la testa, non parlava più. Poi è uscito allo scoperto”.

Il 27 giugno 2022 va dal datore di lavoro e gli dice: “A me sta roba mi mangia dentro. Non voglio essere complice in nessun modo, non voglio stare in questo ambiente, licenziatemi”. L’11 settembre presenta le dimissioni con la motivazione: ‘Pretesa del datore di lavoro di prestazione illecita del dipendente’. Il 17 in ragione di un possibile accordo con la società revocava le dimissioni e “solo una settimana più tardi – spiega la vedova –, stremato e consumato dal contesto lavorativo, il 25 settembre si toglieva la vita”.

L’azienda inviò un telegramma di condoglianze. “Lo rispedii indietro – ricorda D. T. –. Fa molto male la mancanza di rispetto e di umanità nei confronti di mio marito, una cosa inaccettabile da chi si definisce essere umano”.