San Petronio, il riscatto dopo i barbari

San Petronio per tutti i bolognesi è il cuore che pulsa nel centro della città con la basilica a lui dedicata e Piazza Maggiore che si stende come un sontuoso tappeto denso di storia. San Petronio è un simbolo cittadino la cui storia reale si intreccia con la leggenda. Lo ha spiegato bene ieri sulle pagine del Carlino Massimo Selleri. Il mito nasce quando il 4 ottobre 1141 i laboriosi monaci benedettini della basilica di Santo Stefano scovarono per caso all’interno delle sette chiese la tomba con i resti di San Petronio. Fu un avvenimento epocale. Presenziò al solenne ritrovamento del santo, deceduto nel 450, anche il vescovo Enrico I e la giornata di devozione e preghiera si trasformò in festa. Solo nell’anno domini 1253 il libero comune di Bologna decise la staffetta: grazie e arrivederci a San Pietro che dovette cedere il testimone a San Petronio e così proprio il 4 ottobre, data del ritrovamento della tomba, divenne la giornata patronale. Incerta è però la data del ministero episcopale di San Petronio, datato nell’anno 430 ma secondo alcuni qualche anno più avanti. Prima di diventare un religioso il santo fu interprete di vita mondana tra feste, amicizie eccellenti e frequentazioni femminili. Insomma, se la spassava. Poi la svolta: via gli abiti civili per indossare l’abito sacerdotale. I bolognesi lo hanno sempre amato, anche perché fu lui a rimettere in piedi la città in precedenza devastata dai barbari.

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