Il record di Sandrina Mori Desiderio, 108 anni e non sentirli

È la seconda più anziana della città: ieri il compleanno, festeggiato con il nipote Jacopo. "Orgogliosa di questo traguardo"

Jacopo Desiderio, 37 anni e la nonna Sandrina Mori che ieri ha festeggiato 108 anni

Jacopo Desiderio, 37 anni e la nonna Sandrina Mori che ieri ha festeggiato 108 anni

Bologna, 29 dicembre 2020 - Allarga le braccia serena, coperta da un morbido e caldo plaid, appoggiato sulle ginocchia. Sorride e, rispondendo a una domanda, quasi rimettendosi nelle mani della Divina Provvidenza, dice: "Non lo so". Lei è Sandrina Mori Desiderio e il quesito è legato alla sua età.

Quanti anni vorrebbe ancora vivere? Sandrina di anni ne ha messi insieme 108, festeggiati ieri dal quarto piano di un appartamento a Santa Viola. Accudita dal nipote Jacopo, 37 anni, vede in lontananza, rassicurante, la basilica di San Luca. Per festeggiare la nonna – la seconda donna più anziana di Bologna – Jacopo ha fatto arrivare un vassoio di paste, che Sandrina guarda con ammirazione e un pizzico di golosità. Famiglia longeva, quella dei Mori. La mamma di Sandrina, Virginia, è scomparsa quando aveva a 104 anni. Le sorelle Bianca e Giulia sono arrivate rispettivamente a 102 e 97 anni.  

Si emoziona Sandrina. Guarda e riguarda il video che le ha fatto avere l’ex vice sindaco di Bologna, Marilena Pillati. Un anno fa, di questi tempi, Marilena Pillati si era presentata con un mazzo di fiori e gli auguri da parte del sindaco Virginio Merola. Altri tempi, non c’era il Covid e non c’erano le mascherine. Solo i sorrisi. In epoca Covid e di protocolli da seguire, le emozioni possono viaggiare sul telefonino del nipote. Ascolta e riascolta il messaggio la signora Mori. Gli occhi si illuminano e lasciano intravvedere non solo le emozioni, ma anche una serenità centenaria.  

La sua è una storia che parte da un piccolo paese dell’Appennino Emiliano, Pellegrino Parmense. A casa sua Sandrina – oggi i nutrizionisti troverebbero qualcosa da eccepire – mangiava lo strolghino che i genitori lasciavano appeso alle volte della cantina. Sandrina giocava d’anticipo, non aspettava nemmeno che lo strolghino fosse pronto per essere consumato. Quasi un gioco di velocità e di furbizia con le sorelle. "Abito qui a Santa Viola – racconta, con l’aiuto di Jacopo – da metà degli anni Cinquanta. Prima ero stato in via del Chiù, per seguire mio marito Alfredo, che chiamavo Edo". Edo era un maresciallo dell’esercito, scomparso nel 1986. Come militare Edo aveva portato la sua Sandrina anche a Genova e Viterbo prima che, nel 1940, nascesse il figlio Romolo, il papà di Jacopo.  

Sorride contenta e incuriosita dall’ingresso, allegro e chiassoso, di Gianni Schicchi, il fotografo del Carlino. L’udito mostra qualche segno di usura, ma c’è Jacopo al suo fianco, pronto per ogni evenienza. Si muove in casa sotto lo sguardo affettuoso del nipote che, ogni giorno, cerca di farle fare una mezzoretta di ginnastica, per mantenere il tono muscolare.

"Mi ricordo l’epidemia di spagnola – dice la signora Sandrina ripensando a un secolo fa –. Non ne fui toccata. Mi ricordo la prima guerra mondiale e zio Serafino, che era stato catturato dagli austriaci e fu salvato da un sacerdote quando già stava per essere fucilato". Ha vissuto, di luce riflessa, anche la seconda guerra mondiale e la Resistenza. "Mio marito ha fatto le campagna d’Africa, di Libia, di Eritrea e di Etiopia, dove fu catturato dagli inglesi. Tornato in Italia, passò nella Resistenza, nei boschi di Samboseto. Situazione difficile per noi. Nella nostra abitazione si era insediato un comando tedesco. Una quindicina di uomini. C’erano continuamente dei rastrellamenti. Un brutto periodo".  

C’è spazio per un flash sulla luna di miele. "Mi sono sposata nel 1937. Non era come oggi. Con mio marito andammo a Venezia. Forse per un giorno. Chissà". I ricordi vanno e vengono, anche se, ogni giorno, Sandrina cerca di tenersi occupata. Legge Famiglia Cristiana e i libri di preghiere.  

"Quand’ero più giovane davo una mano in parrocchia, nella chiesa di Cristo Re". Sempre di corsa e, per tenersi in forma, tutti i giorni quattro piani di scale, per raggiungere l’appartamento di uno stabile che, allora, era sprovvisto di ascensore. E una fedele bicicletta come mezzo di locomozione. Le tornano in mente i cognomi delle famiglie della sua palazzina negli anni Sessanta. Gli Orsoni, i Gasperini, i Billi, i Masina, gli Amadori, i Piazzi, i Fiorini e i Fiocchi, che abitavano di fronte al suo appartamento.  

Adesso mangia poco e, prima di andare in pensione, aveva lavorato in una fabbrica che confezionava contenitori per medicinali. In tivù le piace seguire Domenica In e, più in generale, tutti i programma di attualità e di approfondimento. "Sono una delle donne più anziane di Bologna – ribatte sorridendo –?. Questo me lo dite voi. Io non lo so. Ma, se è così, sono contenta. E’ un bel traguardo del quale sono orgogliosa". Guarda affettuosamente il nipote Jacopo e, come nelle case di una volta, ci sono le foto sulle mensole che ripercorrono, come tappe fondamentali, una storia che ha oltre un secolo di vita. Sorride Sandrina e, dallo scorcio della sua terrazza, si gode la vista di San Luca che, tradizionalmente, ha sempre protetto Bologna e i bolognesi.  

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